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lunedì 1 febbraio 2016

Palline fritte dolci allo yogurt: come fare frittelle asciutte in 5 minuti

Piccole palline dolci di pasta fritta che si preparano in 5 minuti di orologio. Sono facili, buone, con lo yogurt nell'impasto. E sono così asciutte che faticherete a cospagerle di zucchero!

palline fritte dolci allo yogurt

Le frittelle piacciono a tutti, si sa... Ma spesso non si ha voglia di mettersi a impastare e aspettare la lievitazione.

Queste però sono davvero veloci da preparare, e non richiedono lunghe attese. In 5 minuti sono pronte per la frittura!
Perché il vostro fritto sia perfetto non dimenticate le regole d'oro, che trovate in questo post ;)

In più, vi garantisco che per realizzare queste palline non sporcherete assolutamente il vostro piano cottura. E alla fine avrete da lavare solo la ciotola, due cucchiaini, una frusta e il tegame dove avete fritto. Mica male, no?

palline fritte dolci allo yogurt
ingredienti

Per una quarantina di palline, circa:
  • 200gr di farina 00 integrale bio
  • 50gr di amido di grano
  • 150gr di yogurt compatto greco
  • 100gr di zucchero di canna
  • 8gr di lievito per dolci
  • 2 uova piccole oppure 1 grande
  • liquore a scelta (io limoncello)
  • un pizzico di sale
  • scorza di mezzo limone piccolo, finemente grattugiata
  • olio di semi di girasole per friggere (circa mezzo litro)
  • zucchero semolato per decorare (se volete anche di canna)
preparazione

In un contenitore a bordi alti setacciate le farine e versate al centro le uova leggermente sbattute.

Unite lo yogurt, mescolate, leggermente, unite quindi lo zucchero, il liquore, la scorzetta di limone (senza la parte bianca)  e per ultimo il lievito.

Mescolate per un minuto con le fruste elettriche, fino ad ottenere una pastella soda che potrete maneggiare tra due cucchiaini.

Intanto portate a temperatura l'olio in un tegame a bordi alti.
Sarà pronto quando raggiungerà la temperatura di 180° (se non avete il termometro usate uno sbuffo di farina, che dovrà sfrigolare quando la versate sull'olio.

Prendete una piccola quantità di impasto con un cucchiaino (quando sarà nell'olio gonfierà parecchio, quindi non abbondate) e lisciatelo passandolo tra un cucchiaino e un altro. Versatelo quindi nell'olio: vedrete che le palline si girano praticamente da sole! Non mettete troppe palline per volta per non abbassare la temperatura dell'olio.

Assicuratevi che abbiano un colore uniforme su tutti i lati quindi sollevatele con una schiumarola. Passatele su un piatto coperto con un tovagliolo, anche se praticamente ne uscirà ASCIUTTO!

Ci tengo a sottolinearvi che se procederete correttamente QUESTE FRITTELLE NON SCHIZZANO, e la vostra cucina rimarrà intatta come appena pulita. Vi do la mia parola.

Terminata la frittura, cospargete con zucchero semolato e servite.

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© Melazenzero. Immagini e contenuti sono protetti da copyright. Si prega di non utilizzare le immagini senza previa autorizzazione. Se si vuole ripubblicare questa ricetta o i concetti espressi nella descrizione, si prega di ri-scrivere la ricetta con parole proprie, e porre sempre e comunque un link a questo post per la ricetta.

giovedì 21 gennaio 2016

Cannolo siciliano, dolce fritto con ricotta

I cannoli sono famosi in tutto il mondo. Sono un dolce croccante fatto di una "scorcia" di pasta fritta riempita con crema dolce di ricotta e guarnita con frutta secca o candita, o gocce di cioccolato.

La loro antichissima storia racconta che nascano proprio nel periodo di carnevale: "cannolo" è il nome che in siciliano si da al rubinetto, o anche alle canne da fiume attorno alle quali veniva anticamente avvolto l'impasto. Ma la leggenda vuole che i cannoli siano uno "scherzo da prete" nel senso letterale del termine: che sia vero o no, si racconta ancora oggi che alcune donne con un grande senso dell'ironia (qualcuno racconta persino fossero suore!) abbiano voluto riprodurre con finta ingenuità delle falliche fattezze...

cannolo siciliano


La voce di Campofranco riporta:
"Scettru di ogni Re e virga di Mosè": altro che cialda e ricotta!

Secondo una leggenda la nascita dei cannoli sarebbe avvenuta a Caltanissetta, "Kalt El Nissa" locuzione che in arabo significa "Castello delle donne", a quei tempi sede di numerosi harem di emiri saraceni.
L'odierno cannolo siciliano avrebbe dunque antiche origini, anche se nei secoli ha subìto diverse trasformazioni, e il suo antenato potrebbe essere stato un dolce a forma di banana, ripieno di ricotta mandorle e miele.

L'ipotesi più accreditata sarebbe quella che le favorite dell'emiro, per passare il tempo, si dedicassero alla preparazione di prelibate pietanze, in particolare di dolci e in uno dei tanti esperimenti culinari avrebbero "inventato" il cannolo, allusione evidente alle "doti" del sultano. 
Questo le avrebbe riprodotte, infatti, sia nella forma che nella decorazione (classicamente una striscia verticale di arancia candita proprio sulla punta del cannolo!!!), così ricca di particolari da riprodurre un fallo maschile in tutto e per tutto.


da google immagini


Un'altra fonte, invece, tramanda che i cannoli siano stati preparati per la prima volta in un convento sempre nei pressi di Caltanissetta. Si racconta che in occasione del Carnevale le monache "inventarono" un dolce formato da un involucro ("scorcia") riempito da una crema di ricotta e zucchero ed arricchito con pezzetti di cioccolato e granella di mandorle (cucuzzata).

Sia che si tratti di suore o concubine, "queste donne, rese diverse dal voto di castità, probabilmente nel loro intimo non lo erano così tanto di fronte al piacere voluttuoso offerto dal magnifico dolce".
Di certo sappiamo che le sue radici risalgono alla dominazione araba in Sicilia (dal 827 al 1091).

Le mie foto sono vecchissime, ma com'è possibile che io non ne abbia mai pubblicato la ricetta? Evidentemente sono così siciliana da considerare i cannoli una di quelle cose che hai sempre a portata di mano, una ricetta così scontata che non vale nemmeno la pena...

Eh. E intanto questa ricetta arriva proprio dalle mani di mia nonna, che l'ha scritta con una cugina di mio nonno (mi ricordo quel pomeriggio di almeno 20 anni fa come fosse ieri: quanti cannoli abbiamo preparato...), immortalata nel mio diario di cucina (la vecchia Agenda) in tante ricette che portano il titolo di "... di Amelia". Che poi, Amelia ricorda tanto il personaggio Disney, ed io lo trovo perfetto per una cuoca.

La mia nonnia invece si chiamava Anna, Annina per chi l'amava (e non erano pochi), ed io i suoi cannoli li faccio così:

ingredienti

  • 250gr di farina 00
  • 1 albume (a volte faccio senza)
  • 15gr di strutto (sostituirlo col burro non vi darà lo stesso risultato)
  • 25gr di zucchero semolato
  • 1 cucchiaino e mezzo di cacao in polvere
  • 1/2 cucchiaino di caffè in polvere 
  • un pizzico di sale
  • 1 cucchiaino di aceto bianco
  • marsala dolce q.b.
  • crema di ricotta per farcire
  • frutta candita e zucchero a velo per decorare
preparazione

Dispongo la farina a fontana.
Metto al centro l'albume, lo zucchero, il sale, lo strutto, il cacao e il caffè in polvere.
Comincio ad impastare per ottenere un pasta soda.
Aggiungo l'aceto e il marsala quanto basta ad ottenere la giusta consistenza (soda ed elastica).
Metto in frigo (o anche fuori se è inverno) per almeno un'ora.
Stendo, col matterello o meglio ancora con la sfogliatrice, molto sottilmente.
Ritaglio quindi dei dischi con un coppapasta.
(Con gli avanzi di pasta potete fare le chiacchiere! Basta tuffarli in olio così come sono...)

La frittura andrebbe fatta, tradizionalmente, nello strutto, ma io utilizzo olio.
Le regole per un fritto perfetto le trovate in questo post:
Come fare un fritto asciutto.

Per friggerli si utilizzano gli appositi cannelli
Se non li avete, potete realizzare gli stessi ritagliando le tegli e di alluminio usa e getta (quelle per lasagne, per intenderci) oppure creando dei "tubi" con la carta di alluminio.
La dimensione del tubo determinerà quella del cerchio che dovete realizzare sulla pasta, che vi andrà arrotolata sopra così:
Ungete ogni cannello con lo strutto, posizionatelo sopra il disco di pasta, quindi chiudete la pasta su se stessa (e intorno al cannello) arrotolandola, ottenendo la forma del cannolo.
Per sigillare ed evitare che si apra, inumidite i punti di contatto e schiacciate.
Una volta uscito dall'olio e cotto (appena è dorato è pronto) sfilate via immediatamente il cannello.

Lasciate raffreddare completamente prima di farcire con crema di ricotta (la cui ricetta la trovate qui).
A seconda della dimensione del cannolo, potete usare un normale cucchiaio o meglio ancora una sac a poche senza bocchetta. Con la bocchetta a stella otterrete un effetto decorativo sulla superficie esterna.

Decorate con strisce di arancia candita, oppure ciliegie candite, o ancora con pistacchi tritati, come ho fatto in questa foto:

cannolo siciliano (mignon)


Spolverate con zucchero a velo prima di servire.

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giovedì 12 febbraio 2015

Come fare un fritto asciutto: i dolci di carnevale

Carnevale è tempo di fritture, lungo tutto lo stivale. Se c'è un momento in cui è lecito "esagerare" e concedersi strappi alle regole, è proprio questo. Ma la frittura, se fatta male, è quanto di peggio si possa desiderare. Vediamo insieme quali sono le regole imprescindibili per una buona frittura.

Ciambelle sofficissime senza patate


Cominciamo da cosa succede quando immergiamo un cibo in olio bollente: si produce uno shock termico che cuoce rapidamente la superficie esterna provocando la cosidetta reazione di Maillard.
  • utilizzate un olio di buona qualità e che ben sopporti le alte temperature: sì all'olio di semi, meglio se di girasole, no all'olio di semi misti che ha temperature di fusione diverse; va bene anche l'olio d'oliva, ma tenete conto che dà ai fritti un sapore più marcato.
Sapete cos'è il punto di fumo? È la temperatura alla quale le catene di trigliceridi che compongono l'olio si scompongono trasformandosi in altre sostanze. Alcune di queste, maggiormente negli olii sensibili al calore, sono molto nocive per il nostro fegato. Ecco perché scegliere un olio adatto è molto importante, non è solo una questione di gusto.
[confronta Albanesi e Bressanini]
  • La quantità di olio deve ricoprire completamente il cibo che friggete: non potete usarne di meno senza compromettere l'omogeneità della cottura.
Cibo cotto in modo disomogeneo avrà colore e consistenza sgradevole, e presenterà parte della superficie in cui assorbirà maggiormente l'olio. Controllate che ogni parte del cibo sia quindi immersa nell'olio e scegliete per questo una pentola che abbia sufficiente diametro e livello dell'olio tale da non avere un livello troppo basso ("cottura in olio profondo").
  • La temperatura corretta si aggira sui 180°; se non avete un termometro, usate un pizzico di farina o una mollica di impasto per tuffarlo in olio e controllare se sfrigola prima di iniziare a friggere. 
A temperature troppo basse il cibo assorbirà troppo olio e/o resterà crudo al cuore, a temperature troppo alte si brucerà all'esterno e non si cuocerà abbastanza all'interno.
  • Se non sfrigola, aspettate: l'impatto del cibo con l'olio bollente forma la crosticina che permette a ciò che cucinate di impermeabilizzarsi all'olio, e quindi di non inzupparsi. E' questo il segreto di una frittura asciutta!
  • Per mantenere la temperatura dell'olio alta e costante, non immergete mai troppo cibo nel vostro tegame: ogni elemento assorbe calore e abbassa la temperatura, con il risultato descritto sopra. 
Controllate la vostra temperatura man mano che friggete, ogni volta, e friggete sempre pochi pezzi per volta.
  • Diamo per scontato che non utilizziate più volte l'olio di cottura.
    Oltre che nuocere gravemente alla salute, il riutilizzo dell'olio ne abbassa il punto di fumo, producendo i danni epatici accennati sopra.
Ed ecco un po' di ricette dolci, firmate Melazenzero, con cui cimentarvi nella frittura!
Ciambelle sofficissime senza patate

strufuli al miele  


castagnole

chiacchiere di carnevale

casatelle fritte

sfince di san giuseppe

cannolo siciliano

palline fritte dolci allo yogurt



Altre ricette sono reperibili sotto l'etichetta "carnevale" o in giro per il blog.
Enjoy!


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lunedì 10 febbraio 2014

Ciambelle fritte sofficissime, senza patate (come fare un fritto asciutto)

Ciambelle fritte per carnevale, o in Sicilia per Natale, ma anche per san Giuseppe, per i grandi e per i piccoli, insomma, quando volete voi. Un impasto lievitato che si tuffa in olio profondo e bollente, pena un fritto decisamente poco leggero. Ma lo sapete, no? Chi non sa queste cose sulle ciambelle?

Ciambelle sofficissime senza patate

Io ho tempi biblici con le ricette. Non soffro certo di acting out culinari.
Sfoglio molte ricette, mi innamoro di alcune, ma ci metto una vita a replicarle.

Queste sono le ciambelle che io chiamo "di Lori". La ricetta viene dal blog Torte e decorazioni, ed ogni volta che leggevo il risultato, qualcuno giurava che fossero le più soffici del mondo.
E' passato più di un anno da quando le ho scoperte a quando ho deciso di farle. Perché?

Le ciambelle sono come la torta di mele, ognuno ha la sua ricetta. Ed ogni ricetta promette la migliore sofficità del mondo. Come si fa a valutare? Certo, ci possono essere oggettivamente ricette migliori e peggiori, ma c'è anche l'esecuzione che gioca la sua parte...

Io faccio ciambelle da una vita. Mia nonna ha fritto ciambelle per una vita.
Abbiamo sempre avuto una ricetta di famiglia, e ci è sempre sembrata valida. Se qualche anno fa avessi dovuto cambiare la mia ricetta per questa qui, probabilmente avrei preferito farmi tagliare un braccio. Lo stesso avrebbe detto la mia vicina di casa, eh (per la sua, non per la mia ricetta!).
Però con le ciambelle di Lori non ho resistito (e dato che ve lo le racconto, non mi sono pentita!) e ho dovuto provare (si, vabbè, dopo un anno, ma non andiamo per il sottile!).

Ciambelle sofficissime senza patate

In Sicilia abbiamo moltissime ricette di ciambelle, sfinci, frittelle, e via discorrendo. Leggete tra i blog e troverete sempre "la più del mondo". Ma, sempre leggendo tra i blog, fate un giro virtuale per l'Italia e vedrete come le ciambelle si friggono in tutto il Paese, e le ricette non sono poi così diverse. Parliamo di un dolce semplice, povero, con ingredienti alla portata di tutti.

Oggi ci sono varie ragioni che portano a non friggere come una volta: ragioni salutistiche, dietetiche, diverso stile di vita, e non ultima una buona intolleranza per la puzza di fritto in giro per casa.

Ciambelle sofficissime senza patate 

Per me le ciambelle sono un legame fortissimo con l'infanzia, come per molti di voi. Quando ero bambina le mangiavo spesso, e oggi non so dire se il sapore di allora era realmente più buono o è talmente impregnato di affetti e ricordi piacevoli da modificarne la memoria a posteriori.

Oggi però sono cresciuta. Non solo rispetto a quando ero bambina, ma anche rispetto a quando ho cominciato a cucinare. So che c'era un tempo per me in cui il fritto era buono solo perché fa gola, e non sapevo distinguere tra un lievitato fatto bene o male, una frittura eseguita bene o male, e così via.

Oggi penso di capirne un pochino di più (non tutto, ma un po' sì). So cosa devo fare per non caricare una ricetta di lievito di birra ed evitare il mal di pancia. So riconoscere quando un impasto è pronto guardandolo e toccandolo. So che per friggere non devo avere fretta con la temperatura dell'olio, altrimenti tutto sarà zuppo e intriso, e non leggero. Un tempo facevo tutti questi errori.
E soprattutto oggi so come devo scegliere i miei ingredienti perché non mi facciano male (però ho perso un po' la mano nel fare delle ciambelle fighe!).

Con queste consapevolezze, davanti al pentolino dell'olio bollente, rifletto tra me e me sul fatto che fare le ciambelle diventa così un'esperienza molto diversa. Penso a quante ricette sono valide, ma che siamo sempre noi a fare la differenza. Chissà come sarebbe stato, oggi, parlare di questo con la nonna.

ingredienti

Per 10 ciambelline piuttosto grandi, o 20 piccole
  • 250 gr di farina di riso
  • 250 gr di farina integrale
  • 250 ml di latte
  • 2 uova medie
  • 50 gr di zucchero
  • 50 gr di strutto fuso* (se non lo trovate usate del burro)
  • 8-10gr di lievito di birra fresco (o 15-20gr di lievito madre secco)
  • buccia grattugiata di un'arancia e un limone non trattati
  • un tappo di marsala (o liquore a vostra scelta)
  • 3 o 4 gr di sale
  • olio di semi di girasole per friggere
  • zucchero semolato per la copertura
*lo strutto dà agli impasti una particolare sofficità

preparazione

Sciogliete lo strutto e fatelo raffreddare.
Nella ciotola dell'impastatrice (o in un recpiente, se impastate a mano) mettete la farina e la buccia grattuggiata dell’arancia e del limone.
Fate la fontana se impastate a mano.

Mettete al centro il lievito di birra sciolto in un po' di latte tiepido.
Miscelate leggermente con le mani o con il gancio K a bassa velocità.

Avviate l'impastatrice (o cominciate ad impastare) unendo il latte a filo.

Rompete due uova e battetele con una forchetta, quindi unitele poco per volta alla vostra farina alternandole con lo zucchero, in due o tre volte; portate l'impastatrice a velocità 1 (kenwood). Cercate di mantenere l'impasto aggrappato alla foglia prima di inserire altro uovo.

Unite il liquore da voi scelto e il sale.

Aggiungete lo strutto ormai freddo e incordate.

Continuate ad impastare fino ad ottenere un impasto liscio che si stacca dalle pareti e dal fondo della ciotola o dalle mani.

Coprite con un canovaccio (io con pellicola trasparente) e fate riposare in luogo tiepido fino al raddoppio.

Lori fa partire la lievitazione per circa mezzora, poi riprende l’impasto e forma delle palline (10/12), le mette su un vassoio molto infarinato e le copre con pellicola trasparente fino al raddoppio del volume. Io con questo metodo ho fatto fatica a riprendere le palline al momento di friggerle (mia nonna, al raddoppio dell'impasto, scaldava l'olio e strozzava una pallina con le mani, dandole poi la forma che voleva).

Con questo impasto, non troppo molle e appiccicoso, sono riuscita a formare le ciambelle con le mani prima di tuffarle nell'olio (bucandole coi pollici al centro), e poi girandole vorticosamente nell'olio con uno spiedo per qualche secondo, per perfezionare la forma.

Riscaldate l’olio in una pentola profonda (io ne ho utilizzato una piccola e ho cotto le ciambella una massimo due per volta. Ricordate che ogni ciambella abbassa la temperatura dell'olio, quindi non dovrete esagerare nel numero).

Alcune regole imprescindibili per una buona frittura:
  • utilizzate un olio di buona qualità e che ben sopporti le alte temperature: sì all'olio di semi, meglio se di girasole, no all'olio di semi misti che ha temperature di fusione diverse; va bene anche l'olio d'oliva, ma tenete conto che dà ai fritti un sapore più marcato.
  • La quantità di olio deve ricoprire completamente il cibo che friggete: non potete usarne di meno senza compromettere l'omogeneità della cottura.
  • La temperatura corretta si aggira sui 180°; se non avete un termometro, usate un pizzico di farina o una mollica di impasto per tuffarlo in olio e controllare se sfrigola prima di iniziare a friggere. 
  • Se non sfrigola, aspettate: l'impatto del cibo con l'olio bollente forma la crosticina che permette a ciò che cucinate di impermeabilizzarsi all'olio, e quindi di non inzupparsi. E' questo il segreto di una frittura asciutta!
  • Per mantenere la temperatura dell'olio alta e costante, non immergete mai troppo cibo nel vostro tegame: ogni elemento assorbe calore e abbassa la temperatura, con il risultato descritto sopra. Controllate la vostra temperatura man mano che friggete.

Con il pollice, a questo punto, fate il buco alla vostra pallina, ma molto delicatamente, cercando di non farla sgonfiare, e tuffatela nell’olio molto caldo.

Scolate le ciambelle in carta assorbente e rotolatele nello zucchero semolato.
Servite calde o tiepide.


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venerdì 27 aprile 2012

Strùfuli siciliani: palline dolci ricoperte di miele

strufuli al miele

E' passato tanto tempo da quando ho provato la ricetta degli strùfuli siciliani di Cinzia, ma non avevo ancora trovato lo spazio di pubblicarla. E adesso che la quaresima e le vacanze di pasqua sono finite, e le prime scampagnate sono passate, ve la ripropongo con un pò di calma.

Gli strùfuli sono delle palline di pasta piccole e gonfie che vengono tuffate in olio bollente e poi ricoperte di miele e decorate con zuccherini colorati.
Mia nonna li faceva sempre, io non li facevo da tempo. Ho capito che molte delle ricette nelle quali trovate questa frase le ho dimenticate: pensavo che fosse un attimo, ed invece è passato davvero tanto tempo.

Non è passata la loro memoria, ma quando ho dei dubbi mi rivolgo sempre alla cara Cinzia, che nelle ricette "storiche" siciliane è imbattibile. Ogni volta che voglio fare un classico, mi rivolgo a lei.
Quindi, se visitate il suo sito e trovate delle splendide torte decorate, non pensate che sappia fare solo quelle: è brava anche in altro!
E oggi che è il suo compleanno non trovo modo migliore che dedicarle un post che sia un'ode alle sue abilità, anche se questa è solo una semplice ricettina.

Mi perdonerà lei, ed anche voi, se le mie non sono venute proprio delle "palline": vi assicuro, però, che golose lo erano ugualmente!
Sono una-tira-l'altra, sia che le mangiate con il cucchiaino o affondando goduriosamente le dita nella ciotola per poi leccare il miele che rimane appicciato.

strufuli al miele
ingredienti
  • 500g di farina
  • 4 uova
  • 50g di burro o strutto
  • 50g di zucchero
  • 2 cucchiai di marsala
  • scorza grattugiata di arancia e limone
  • un pizzico di sale
  • olio per friggere
Per decorare
  • 300g di miele
  • frutta candita (facoltativa)
  • confettini colorati 
preparazione

Setacciate la farina sul tavolo e al centro mettete le uova, il burro, lo zucchero, la grappa, la scorza degli agrumi e il sale.

Impastate bene e lasciate riposare la pasta per una mezz'ora.

Con il mattarello tirate una sfoglia alta 1 cm. Tagliatela a listarelle larghe un cm e poi a dadini.
Cinzia dice che in questo modo diventeranno palline, a me non sono venute. Se preferite, "appallottolate".

Friggere gli struffoli in olio profondo e caldo, pochi alla volta, finchè saranno dorati.

Fate sciogliere il miele con un cucchiaio di zucchero e un pò di scorza d'arancia grattugiata, o in un pentolino o al microonde.

Unite gli strùfuli e mescolate delicatamente, finchè quasi tutto il miele sia stato assorbito.

Servite in coppette, oppure versate sul piatto da portata e pressateli con le mani bagnate in acqua fredda, dando la forma di piramide.

Decorate con i confettini colorati. Sono più buoni il giorno dopo... ma non ci arrivano mai.

lunedì 20 febbraio 2012

Castagnole o sfincette? Frittelle dolci di ricotta

castagnole

Il binomio castagnole-sfinci è sicuramente azzardato.
Avevo voglia di provare queste fritelle di ricotta, che in Emilia Romagna (per quanto io ne so) chiamano castagnole: sono infatti delle frittelle tonde a forma di pallina. Sono preparate, a seconda delle varie ricette di famiglia, o con lievito di birra o con lievito istantaneo per dolci, e la consistenza finale è morbida e soffice.

Ci son castagnole e castagnole.
Ho preparato questo post parecchi giorni fa, sicuramente prima del costruttivo dibattito con l'amica Luna, che ha una sua ricetta col nome castagnole, delle quali io al momento so poco e nulla, e che voglio provare. Una cosa è certa: grazie a lei e alla diatriba linguistica ho imparato qualcosa di nuovo.
Ho scoperto che esistono delle castagnole morbide come frittelle  e delle castagnole spugnose e dalla consistenza più compatta, che, per capirci, possono anche essere farcite.

La differenza c'è, eccome: per quel che ho scoperto differiscono nell'impasto, che in queste ultime sarebbe più sodo e non  semi-liquido come nelle meridionali sfinci, comunemente assimilate alle castagnole piemontesi o bolognesi.
Al momento le mie fonti sono l'esperienza di Luna, ma anche una fotoricetta vista su GialloZafferano, che mostra un impasto simile alla frolla, ben diverso da quello che io vi propongo oggi.

Ci son sfinci e sfincie.
Ma come sapete io vivo al sud, e con queste "palline" ho abbastanza dimestichezza. Mia nonna le adorava: lei, impavida della frittura che non esitava ad accendere il pentolone d'olio profondo e riempire la casa di odori. In questo non le somiglio.
La ricetta e la preparazione di queste frittelle non mi sono sembrate così lontane dalle nostre, e la ricotta, che le caratterizza, è un ingrediente che mi incuriosiva molto: come immaginavo, le rende molto soffici e gustose.
Il rum ha un profumo fantastico, ma avendole preparate nello stesso pomeriggio delle chiacchiere (per approfittare della frittura, e non impuzzare due volte!), ho allungato la mano sulla bottiglia di Marsala dolce che era già sul tavolo.
Mi aspettavo un impasto più consistente, che avrei potuto ottenere forse con un tuorlo e qualche cucchiaio di amido in più. La prossima volta proverò un'altra ricetta, segnata in agenda, e mai sperimentata.

castagnole

ingredienti
  • farina 00, 200g
  • amido di frumento, 50g
  • uova, 1 + 1 albume
  • zucchero, 70g
  • ricotta, 150g
  • lievito per dolci, 1/2 bustina
  • liquore a scelta, io Marsala all'uovo
  • scorza di limone, q.b. 

castagnole

preparazione

Setacciare le due farine e disporle a fontana.

Rompervi le uova leggermente sbattute, la ricotta, lo zucchero.
Unire il liquore e la scorza, per ultimo il lievito.

Impastare tutto con una frusta elettrica fino ad ottenere un composto senza grumi.

Friggere in olio profondo e molto caldo, a cucchiaiate (io ho usato due cucchiaini).
Servire cosparse di zucchero semolato.

giovedì 16 febbraio 2012

Le chiacchiere di carnevale: come nonna Annina

chiacchiere di carnevale

Le chiacchiere di carnevale (o bugie, o frappe), con la ricetta della mia nonnina: che meravigliosa scoperta ritrovare la ricetta dettata proprio da lei, e quei profumi che mi ricordano l'infanzia.
Marsala all'uovo, strutto, e olio buono. L'impasto è molto semplice, ed il segreto è  proprio nel liquore, così siciliano.
Non è molto diverso dalle altre ricette, in giro nel web e tra i blog delle mie amiche, ma questa ha per me qualcosa di speciale proprio perché la fonte è proprio la voce della nonna.

Mia nonna amava friggere: al contrario di me, non si perdeva d'animo, e non si lasciava scappare l'occasione di dare ai suoi piatti il gusto ricco della frittura.
Io lo faccio a stento, un pò malvolentieri, poche volte l'anno.

Stavolta ci voleva: non c'è niente di meglio che impastare per giocare coi propri figli, stimolando i sensi, la manualità, e condividendo il tempo divertendosi. Fare la pasta, da questo punto di vista, è decisamente meglio che preparare una torta.

E così ho dedicato il pomeriggio alla mia bimba che da un pò mi chiedeva "mamma, facciamo un dolce?", ed ho giocato con lei che nel frattempo è diventata molto brava e non impiastriccia troppo: si può fare.
Un matterello ciascuno, uno piccolo e colorato lei, uno grande e di legno io, e tante strisce da ritagliare insieme. Come me con la nonna.
E ogni volta che le insegno qualcosa che appartiene alla mia storia familiare, mi pare di tessere un ricamo più grande di me, che mi attraversa ma va oltre, sulla tela del tempo.

chiacchiere

ingredienti
  • farina 00, 250g 
  • strutto, 30g
  • zucchero semolato, 2 cucchiai
  • uova, 1 + 1tuorlo
  • marsala all'uovo, q.b.
  • scorza di limone, q.b.
  • latte, 1 cucchiaio
  • sale
  • zucchero a velo per decorare
preparazione

Sciogliere a bagnomaria lo strutto con lo zucchero e il latte.

Disporre la farina a fontana, porre al centro le uova leggermente sbattute e lo strutto sciolto.

Unire gli altri ingredienti ed impastare, incorporando la farina ai liquidi, poi procedendo come per la pasta fatta in casa.
Fare riposare la palla sotto una tazza capovolta per almeno un'ora.

Tirare la sfoglia sottilissima, e tagliare a strisce corte e larghe.
Praticare al centro una fessura, quindi "annodare" un lembo di striscia dentro la fessura.

Friggere in olio profondo e caldo per qualche istante.
Servire cosparse da abbondante e finissimo zucchero a velo.

mercoledì 5 ottobre 2011

Sfinci di patate senza uova: le ciambelline fritte della nonna Annina

Un impasto lievitato e fritto a forma di palline o ciambelline: le sfinci di patate. 

Ciambelle della nonna (sfinci di patate)

Vi ricordate delle sfinci di San Giuseppe? Ne avevo parlato nell'omonimo post, qualche mese fa, descrivendovene l'origine araba. Il nome deriva, per l'appunto, da sfang, che significa spugna, perché sono delle palline di pastella fritte nell'olio dalla consistenza spugnosa e morbida.
Ci sono diversi tipi di sfinci, che si preparano per ricorrenze particolari: queste sfinci di patate, ad esempio, si preparano per Natale, in alcune province anche per San Martino o per Carnevale.
Queste sono quelle senza uova, ed hanno una lievitazione molto lenta.

Il loro sapore, prima di ricoprirle di zucchero, è abbastanza neutro, possono quindi essere servite anche con qualcosa di salato o, in alternativa, con un ripieno di prosciutto o formaggio o wurstell o verdure.
Vi rimando anche ad una piacevole lettura sull'origine di questo dolce e sui significati che prende nella nostra cultura.

Ciambelle della nonna (sfinci di patate)

Questa è la ricetta di mia nonna, che le preparava in modo magistrale. Le dosi sono per una ciurma di persone: del resto, ai tempi antichi le famiglie erano numerose e più recentemente, quando io ero bambina, in occasione di queste preparazioni ci si riuniva raggruppando anche vicini di casa e parenti lontani. L'unico problema era, come sempre, che ogni volta andavano a ruba e finivano troppo presto.
Devo dire che questa ricetta è abbastanza comune tra i nostri parenti favignanesi, quindi il modo di prepararle sull'isoletta non differisce molto di famiglia in famiglia.
Solitamente le facciamo d'inverno, ecco perché trovate l'arancia tra gli ingredienti: io penso che dia un aroma particolare, ma in alternativa potete usare la scorza di un limone che fruttifica più volte durante l'anno, e del succo d'arancia al naturale che comprate in busta (magari concentrato).

La foto che ho scelto oggi è quella delle ciambelline, che Nonna Annina preparava con lo stesso impasto: mentre le sfinci infatti hanno forma di palline rotonde, le ciambelline sono le stesse palline che vengono bucate al centro con uno spiedino, appena buttate nell'olio bollente.
Diversamente da noi, nonna era bravissima a dare loro una forma perfetta, gonfia e regolare, nell'uno o nell'altro caso.

Il sapore dovrebbe essere lo stesso, dato che l'impasto è uguale, ed invece le ciabelline sono più buone perché, come dire... prendono più zucchero, assorbono meno olio e sembrano più asciutte. Opinione personale. E' per questo che Nonna Annina ne preparava in numero maggiore delle sfinci, e tutti volevamo quelle! Poi le ciambelline finivano, e si "ripiegava" sulle sfinci...

Ciambelle della nonna (sfinci di patate)

ingredienti
  • farina 0, 500g
  • farina 00, 500g
  • patate lessate e sbucciate, 1kg
  • margarina, 250g
  • marsala dolce, 1 bicchierino
  • vanillina, 1 busta
  • lievito di birra, 50g
  • lievito istantaneo per dolci, 1 bustina
  • latte, 1 litro
  • sale, q.b.
  • arancia , 1 (anche un limone può andar bene)
  • zucchero semolato, per la copertura
  • olio di semi , per friggere 
preparazione

Lessate, sbucciate e schiacciate le patate con una forchetta o con lo schiacciapatate.
Versate la farina sul piano da lavoro, e strofinatela tra le mani insieme alla margarina (o allo strutto). 

Sciogliete il lievito in un pò di latte tiepido e aspettate una decina di minuti.

Mescolate la farina, le patate, il succo e la scorza d'arancia grattuggiata, il lievito sciolto, un pizzico di sale, la vanillina ed il marsala. Impastate aggiungendo il latte tiepido a filo, e non utilizzatelo tutto se non necessario. Aggiungete per ultimo il lievito istantaneo.

Mescolate fino ad ottenere una pastella omogenea e consistente e mettetela in un recipiente (preferibilmente di terracotta) a lievitare, coperto, in luogo caldo, finché non avrà più che raddoppiato il suo volume. Il tempo è variabile, e possono trascorrere diverse ore.

Riscaldate in un tegame l'olio per friggere, e calate la pastella a cucchiaiate solo quando l'olio sarà bollentissimo (fare la prova stuzzicadenti), altrimenti le sfinci assorbiranno troppo olio.
Versatene poche per volta per non abbassare troppo la temperatura dell'olio.

Con l'aiuto di uno spiedino di legno o metallo, infilzate le "palline" appena sono in olio bollente, e girate in modo da formare un buco al centro: avrete così delle ciambelline. 

Poggiatele su carta assorbente non appena dorate, e cospargete su zucchero semolate.
Ottime tiepide o a temperatura ambiente. 

venerdì 24 giugno 2011

Cassatelle al forno (cassateddi di ricotta)

cassatelle al forno

Le origini delle cassatelle di ricotta al forno sono incerte e non documentate, ma  si trovano con estrema facilità in tutte le regioni della sicilia. E' un dolce casalingo, semplice, tramandato oralmente da madre in figlia. Nel mio caso, da nonna in nipote. Essì, questa è un'altra ricetta della  nonna Annina, che ormai state imparando a conoscere: mi piace farla rivivere attraverso le cose che lei mi ha insegnato, e se qualcuno di voi volesse annotare nel suo ricettario qualche suo piatto, sarebbe bello che il suo nomme comparisse nel titolo. Io lo faccio, quando trascrivo la ricetta che qualcuno mi ha insegnato, e così facendo dono eterna memoria a chi mi ha insegnato qualcosa.

Un dolce da colazione, o da merenda, che la nonna Annina amava molto, e ogni volta che qualcuno andava a Favignana lei non perdeva occasione di farsene acquistare una grande quantità della pasticceria di Giacomino (che oggi non esiste più perché Giacomino è andato in pensione ed ha chiuso, privandoci di una cultura antica nel suo settore): una pastafrolla profumata, molto friabile, condita con una crema di ricotta tipicamente siciliana.
Ricordano un dolce tipico della provincia di Catania, le minne di vergine, o minne di Sant'Agata,  che celebrano la femminilità ed il martirio che stigmatizza la violenza sulle donne da sempre perpetuata in ogni dove.
Mi colpisce che da tanto dolore possa nascere un dolce.
Queste cassatelle, al contrario di quelle fritte,  sono molto simili alla cassata al forno (uno scrigno di pastafrolla con ripieno di crema di ricotta), la forma più antica della tradizionale cassata siciliana che si è poi evoluta grazie alle influenze spagnole e baroccheggianti che l'hanno rivestita di glassa bianca, pasta di mandorle e pistacchio, frutta candita.

cassatelle al forno

La ricotta si produceva in sicilia ed in grecia in tempi antichissimi. Quando arrivarono gli arabi, portarono con sé pistacchi, arance, cedri, mandarini, mandorle, e tanto altro, che unito alla loro grande genialità evoluta e alla loro tolleranza, fece della loro dominazione un periodo molto felice per la sicilia.
Per questo mi piace pensare che i siciliani sono ancora diretti cugini degli arabi.
L'unione fra queste due culture, siciliana e araba, diete fertili esiti non solo in cucina. La cassata al forno era un ottimo modo di conservare la ricotta quando non esisteva modo di refrigerarla: zucchero e cottura, infatti, diminuiscono notevolmente la carica batterica e rallentano il processo di decomposizione.
Un dolce umile, che ha avuto nobili fasti, e che nel tempo si è evoluto fino a rappresentare fortemente molte comunità della grande isola.

Tornando alle nostre cassatelle al forno, scoprirete quanto le somigliano: in altre zone della sicilia riproducono fedelmente nella forma (piccolo scrigno chiuso) la sorella maggiore, nel trapanese, invece, ed a  Favignana, le fanno così: seducenti fazzoletti di pastafrolla che lasciano intravedere, come un'efficace analogia col femminile, il cuore di ricotta in un effetto vedo-non vedo.

cassatelle al forno

ingredienti
Per la pastafrolla
  • farina 00, 500g
  • burro o strutto a temperatura ambiente, 100g 
  • 2 uova intere 
  • zucchero, 130g
  • latte, 2 o 3 cucchiai
  • scorza di limone o di arancia grattugiata
  • cannella in polvere, q.b. 
  • zucchero a velo per decorare 
Per la crema di ricotta
  • ricotta di pecora, 500g
  • zucchero, 120g
  • gocce di cioccolato fondente, 100g 
preparazione

Sabbiate la farina con lo strutto a temperatura ambiente, fino a farli legare del tutto. 
Se usate il burro, tenetelo a temperatura più fredda, mentre lo strutto dev'essere a temperatura ambiente.
Potete usare l'impastatrice a gancio, oppure strofinare i due ingredienti tra le mani finché non avete ottenuto un composto sabbioso.

Aggiungere all'impasto gli altri ingredienti e lavorate velocemente fino ad ottenere un impasto morbido che terrete in frigo almeno un'ora.

Preparate la crema di ricotta: passate la ricotta a setaccio, e mescolatela allo zucchero lavorandola a lungo. Questa operazione si risparmiausando dello zucchero a velo, anche vanigliato.

Unite le gocce di cioccolato, e, se lo gradite, un pò di scorza di limone o vaniglia.
Riponete in frigo.

Trascorso il tempo di riposo, stendete la pastafrolla  ad uno spessorre piuttosto alto (mezzo centimetro), e ricavatene dei quadrati di circa 10 cm per lato.
Versate al centro di ognuno qualche cucchiaio di crema di ricotta, e ripiegate i bordi in modo non roppo regolare, come i lembi di un fazzoletto, verso l'interno, lasciando una piccola fessura al centro che faccia intravedere la crema.
Al di là dell'aspetto estetico, questa tecnica non fa sollevare la ricotta in cottura: è normale se la parte centrale si solleva un pò, ma non riempitele troppo altrimenti fuoriesce. 

Infornate a  180° per un tempo necessario a dorare leggermente la pasta.
Aprite il forno, lasciate raffreddare.
Uscitele e date il tempo alla pasta di "frollare" (divenire friabile per il raffreddamento del burro).
Non consumatele subito, ma dopo qualche ora, o tutta la notte, in alcuni casi meglio se conservate in frigo, ad una temperatura non troppo bassa.
Spolverizzate con abbondante zucchero a velo. 


sabato 18 giugno 2011

Casatelle (cassatèddi) fritte, con crema di ricotta

casatelle fritte

Apro ancora il mio cassetto dei ricordi, condivido un altro pezzetto di storia della mia famiglia.
Un'altra ricetta di mia nonna, la nonna Annina: quando sono qui a Favignana mi riesce molto difficile non ricordarla, e non pensare a tutto quello che mi ha insegnato in cucina.
L'aria di mare, del suo mare, e il relax della vacanza, mi predispongono a divertirmi in cucina con piatti che non sempre preparo a casa.
La frittura è una di questi: la diversa disposizione della cucina, nella casa al mare, mi permette di friggere senza imbrattare di unto ed odori, e allora mi sbizzarrisco coi fritti!
E' l'unico periodo dell'anno, l'estate, in cui ce li concediamo più spesso: in città, praticamente mai.
Resto comunque dell'idea che un fritto fatto bene, con olio sano (io friggo in olio e.v. di oliva) e ad alta temperatura per il giusto tempo, viene asciutto, e se concesso una volta ogni tanto non è poi così deleterio.

casatelle fritte

Le cassatelle vanno sempre a ruba, e innamorano tutti, forestieri e non.
Il loro nome ricorda la cassata siciliana, ma questi due dolci non hanno niente in comune se non la crema di ricotta (che nel palermitano e nella sicilia orientale è anche sostituita da una crema dolce ai ceci con cannella, cioccolato e zuccata, e sono dette Cassatelle di Agira).
Diverso invece per le cassatelle di ricotta al forno, che somigliano alla cassata al forno anche nella forma e nella preparazione.
Le cassatelle fritte sono dolci tipici del territorio trapanese, ma sono un pezzo forte di tutta la cucina siciliana perché golose, e spesso servite, a fine pasto o come street-food, in dimensione molto piccola insieme ad un vino liquoroso.
Per la freschezza della ricotta di pecora, in quella stagione, sono dolci tipici di pasqua, e nelle varie province siciliane si differenziano di poco negli ingredienti (ad eccezione delle cassatelle di Agira).
Io li preparo con Marsala dolce, che è un vino molto profumato, che conferisce loro un sapore particolare. Sostituibile con un Passito di Pantelleria, o un Vin santo.
La preparazione tradizionale è con lo strutto, ed io resto fedele agli insegnamenti di mia nonna. Ho provato anche con burro e margarina, e il risultato è identico, anche se il sapore è diverso.
Stendo l'impasto con la macchina per la pasta, quella per fare le lasagne o le tagliatelle. Potete farlo anche con un matterello, sul piano infarinato.
Una piccola nota: con i residui della pasta mia nonna faceva gli "strùfuli". Li raccoglieva tutti insieme, li reimpastava, ne faceva un cordoncino, e poi lo tagliava a pezzetti grandi quanto la falange del mignolo. Poi li friggeva in olio bollente finché non si doravano, e li condiva con miele caldo o zucchero a velo.
Io però, gli strùfuli profumati al Marsala, li adoro anche senza niente!

radangia

Questa ricetta partecipa a:

ingredienti

Per la pasta
  • farina di grano duro, 500g
  • strutto (o burro o margarina), 75g 
  • zucchero, 50g
  • uova, 1 + 1 tuorlo (+ l'albume per spennellare)
  • vino alla mandorla o Marsala, 1 bicchiere
  • olio per friggere
  • un pizzico di sale

  • zucchelo a velo per la finitura 
  • Per la crema di ricotta
    • ricotta di pecora, 500g
    • zucchero, 300g
    • scorza di limone, un pizzico
    • albumi, 2
    • cioccolato fondente in gocce, 40g  
    • cannella, q.b. 
    preparazione

    Preparate la crema di ricotta. Passate a setaccio la ricotta che avrete scolato benissimo fino a renderla quasi asciutta, mescolatela agli altri ingredienti per la crema, e ponetela in frigo a riposare.

    Preparate la pasta. Ponete la farina sul piano di lavoro a fontana, e mettetevi al centro lo strutto a pezzetti. Lavorate con le mani finché non si saranno amalgamati fra loro. A questo punto aggiungete le uova, lo zucchero, ed il Marsala.

    Impastate fino ad ottenere un impasto liscio ed elastico, quindi formate una palla e fatelo riposare circa un'ora (meglio se più) in luogo fresco e asciutto.

    Riprendete l'impasto e stendetelo (io uso la macchina per la pasta) ad uno spessore molto sottile, come una lasagna.

    Ponete sul piano di lavoro,  e ricavate dei dischi di 10-12 cm di diametro. Potete usare la forma per ravioli. La mia nonna, che non l'aveva, usava un bicchiere, o un piattino da caffè. Mia nonna a questo punto faceva riposare ancora la pasta (gli appunti dicono circa un'ora)

    Preparate la crema di ricotta:
    Setacciate la ricotta con lo zucchero, mescolate energicamente, aggiungete la scorza di limone, la cannella.
    Montate a neve fermissima gli albumi e aggiungeteli alla crema.
    Unite le gocce di cioccolato e tente a riposare.

    Ponete con un cucchiaino la crema di ricotta su metà di ogni disco, chiudetelo a mezzaluna, sigillando i bordi con una spennellata di albume leggermente sbattuto.

    Tuffate in olio bollente (non prima, altrimenti assorbiranno troppo olio e avranno un sapore sgradevole e unto) e fate dorare da entrambi i lati.

    Scolate su carta assorbente e fate raffreddare un pò.
    Cospargete con abbondante zucchero a velo.

    Suggerimenti e consigli.
    Prima della cottura si possono surgelare, e cuocere in un secondo momento, senza scongelarle.
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    E' per questo che ogni tanto latitiamo...