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sabato 24 gennaio 2015

Le ricette su facebook e i gruppi di cucina: opinioni personali

"Mi dai la ricetta per favore?"
Una riflessione sul fenomeno dei gruppi di cucina su facebook.
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foto: sinapsi.unina.it 


Ogni tanto mi concendo un post diverso dal solito, uno senza ricetta, un post dove esprimere i miei pensieri liberamente, dato che questo è uno spazio mio, e dove potermi dilungare in opinioni personali.

Come molti sanno, di professione sono un'osservatrice. Come spesso capita, la tua professione ti automatizza competenze che finisci con l'applicare a diversi ambiti della vita quotidiana. Così, se sei un pianista sarai presumibilmente abile nei movimenti fini delle dita, se sei un osservatore noterai certe cose che rimbalzeranno nel tuo cervello più e più volte.

Verrò al dunque. Avete presente i tanti gruppi di facebook che nascono per riunire gente sotto l'interesse della cucina, declinato in ogni sua possibile specificità?
Ci sono gruppi sulla pasticceria, sulla panificazione, sulla cucina regionale, sulle intolleranze, sulla cucina al coltello, su chi cucina con una mano sola, su chi lo fa bendato, su chi cucina solo ricette di un autore, di uno chef, con un ingrediente... potrei continuare all'infinito.

È doveroso che io dichiari che non ho nulla contro i gruppi, anzi, mi piacciono assai.
Personalmente ritengo che alcuni siano più utili di altri, ma questo potrebbe essere vero solo a giudicare dal titolo, o solo per me. Ogni giorno nascono nuovi gruppi di cui ci si potrebbe chiedere quale sia la pubblica utilità, ma questa affermazione non è del tutto vera.

Un gruppo nasce innanzitutto con lo scopo di aggregare le persone. Lo fa sotto l'egida di un tema, dunque quelle persone hanno (o quantomeno dovrebbero avere) delle aspettative condivise riguardo a ciò di cui discuteranno dentro quel gruppo.
Molti gruppi hanno anche un regolamento esplicito su come fare per interagire all'interno di esso in modo ordinato.
Fin qui non c'è nulla di diverso dai gruppi della "vita vera".

È risaputo, ad esempio, che i gruppi nascono con uno scopo, si fondano sullo scambio, non possono prescindere dalla costituzione di ruoli, hanno delle regole, e ciascun membro ha bisogno dell'altro perché il gruppo possa esistere.

Ma alcune persone stanno bene dentro un gruppo più che dentro un altro semplicemente perché un gruppo è fatto da persone, e le persone interagiscono attraverso relazioni. Anche se online, le relazioni sono fatte dal modo in cui le persone si comportano.

Perché nascono i gruppi?
Il bisogno di incontrarsi in gruppo è sempre esistito negli individui: l'uomo è un animale sociale. Da quando nasce a quando muore passa la sua esistenza nell'appartenenza a gruppi (persino suo malgrado), dalla famiglia alla comunità locale in cui vive, passando attraverso gruppi di lavoro, di formazione, ricreativi. C'è una continuità storica nella necessità di ogni essere di esprimere se stessi e il proprio pensiero all'interno di un gruppo.

Come appartenente a svariate pagine facebook sul tema della cucina, da tempo osservo mio malgrado il comportamento di chi "abita" i gruppi (da chi li costituisce, a chi li amministra, a chi li frequenta).
Resto sempre sorpresa dalla cordialità, dalle insofferenze, dalle invidie, dalle gelosie, dai comportamenti intransigenti, dalle rigidità, dalle ingenuità.
Mi diverto ad osservare come si creino "caste", personaggi preferiti, vincoli di fedeltà e di tradimento.
Facebook è come la vita guardata col cannocchiale. Mi colpiscono molto fenomeni che si ripropongono, e mi piace osservare il ciclo di vita di un gruppo facebook, che tanto somiglia a quello dei gruppi sociali nella vita reale (ampiamente teorizzato, osservato e codificato dalla letteratura scientifica).

Il ciclo delinea la crescita del gruppo e si rappresenta graficamente come una "curva di distribuzione normale" che lo descrive dalla nascita, alla maturità (il suo apice), al suo declino (che è semplicemente il momento in cui il gruppo avrà raggiunto i suoi scopi e i suoi obiettivi).

foto: lorenzoazzalini.it 


Ma torniamo a noi.
L'idea di questo post è nata osservando, da foodblogger, chi pubblica le foto delle proprie preparazioni nei suddetti gruppi.

{pubblicare (ant. o letter. publicare) v. tr. [dal lat. publicare, der. di publĭcus «pubblico1»] (io pùbblico, tu pùbblichi, ecc.). – 1. Rendere pubblico, cioè noto a tutti, far conoscere pubblicamente, divulgare} (Treccani, vocabolario online).

Descrivo brevemente la situazione per i non addetti ai lavori: un iscritto scatta una foto del proprio "piatto", la mette nel gruppo e va via.
Chi legge la ricetta scrive quasi tempestivamente nei commenti: "RICETTA!" (che tradotto significa "mi puoi dare la ricetta per favore?"). Dopo il precursore, altri fanno seguito con la medesima parola/richiesta.

A questo punto l'autore della foto può rispondere con la acclamata ricetta (avrà creato l'effetto-suspance?), e dopo di lui altri commentatori -puoi scommetterci- seguiranno con la medesima richiesta ("RICETTA, per favore"). [Sì, anche se l'aveva già scritta].

Adesso viene la parte interessante: a volte l'autore della foto non vuole dare la ricetta.
(Qui si apre un ventaglio infinito di possibilità di cui descriverò solo un paio di casi).
  • Situazione 1): Nel migliore dei casi la ricetta è dell'autore del gruppo.
Come è ovvio, tu che stai leggendo devi andare a recuperartela dal suo blog/sito (e fin qui mi pare tutto normale, dato che quel gruppo si riunisce sotto il nome di quella persona/libro/sito).
Ci sono iscritti che chiedono senza fare nemmeno la fatica di andare a controllare dove le preparazioni potrebbero trovarsi.

  • Situazione 2): l'autore della foto sparisce senza voler dare notizie della ricetta (ma se è tanto preziosa perché sollevare la curiosità dei lettori?!?).

  • Situazione 3): l'autore della foto dichiara che non può inserire la ricetta perché presa da un altro gruppo, da un altro autore, da una rivista, etc.
È a questo punto che tra i miei due miseri neuroni scatta unanime la domanda: PERCHE'?!?
C'è un valido motivo che ti porta a pubblicare la foto di una preparazione su un gruppo che discute di ricette (appunto) senza che tu possa poi condividerne la ricetta stessa?
Vuoi che gli altri guardino (voyeurismo culinario?), che ti dicano "bravo" e basta (narcisismo?), o ... ? Illuminatemi, vi prego.

foto: proceritasport.net


Ho imparato che gli esseri umani si differenziano tra loro nelle più incantevoli declinazioni, e quindi mille risposte potranno esistere alla mia domanda. Ciononostante, non posso fare a meno di notare a quanto assurdo certe volte possa essere questo comportamento.
Immagino ci si iscriva a un gruppo per la voglia di condividere, ma anche per la voglia di "assorbire" il più possibile, di trascrivere compulsivamente le ricette degli altri (anche guidati dalla più zelante voglia di imparare), di discutere le ricette per capire, o semplicemente ci si iscrive per farsi pubblicità (come nel caso in cui si condividono i post del proprio blog in modo da attirare pubblico).

Ognuno di noi, nella sua "carriera online"(chiamalelo "ciclo di vita" se volete), passa attraverso varie fasi, i cui estremi vanno dall'introiezione (di contenuti, ricette, saperi, tecniche) passando attraverso la voglia di condividere, fino al desiderio di esporsi, in alcuni casi primeggiare, in altri essere leader (anche del proprio orticello, va benissimo).

La personalità, anche se i mezzi digitali la amputano di alcune parti fondamentali, la fa da padrone nel nostro comportamento, esattamente come nella "vita reale". I nostri vissuti, i nostri bisogni, le nostre frustrazioni, le nostre aspirazioni, tutto quanto c'è di più bello e di più sofferto nella nostra vita, finisce inevitabilmente per riversarsi sul modo in cui ci comportiamo online (anche se diverso dal modo in cui ci comportiamo offline).

Mi astengo qui dal discutere cosa avviene nei cosiddetti "vertici di potere", quando si parla di amministrazione di un gruppo o da cosa spinge alcune persone ad aprire il proprio gruppo personale.

Sono consapevole del fatto che questo è un articolo banale, su un blog poco notato, che si perde nell'universo della conoscenza in rete. Ma se hai letto fin qui, e hai voglia di esprimere la tua opinione, sentiti libero di farlo. Grazie per essere stato ad ascoltarmi.

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© Melazenzero. Immagini e contenuti sono protetti da copyright. Si prega di non utilizzare le immagini senza previa autorizzazione. Se si vuole ripubblicare questa ricetta o i concetti espressi nella descrizione, si prega di ri-scrivere la ricetta con parole proprie, e porre sempre e comunque un link a questo post per la ricetta.


sabato 17 gennaio 2015

Dolcetti di avena e mele (senza uova, senza lattosio): ricetta dietetica

Dolcetti dietetici, senza glutine* e senza lattosio. Solo la genuinutà di pochi semplici ingredienti come l'avena e i mirtilli.
* L'avena è ben tollerata dalla maggior parte dei soggetti celiaci. Tuttavia ho corretto la dicitura "senza glutine" nel titolo di questo post dopo aver letto di più sull'argomento. L’AIC, in base al principio di precauzione, è in attesa di una più accurata definizione delle specifiche caratteristiche delle tipologie di avena maggiormente adatte alla dieta senza glutine, per poterne consigliare il consumo ai celiaci. Si consiglia quindi di assumerla con attenzione e solo dietro rassicurazione del proprio medico di fiducia. Per maggiori approfondimenti leggere qui.

Dolcetti di avena e mele

Dietetico non significa insipido e senza gusto: questi dolci sono buoni anche se non contengono saccarosio, o farina, o uova. Perfetti per chi vuole stare attento alle calorie, per chi vuole mangiare sano o per chi soffre di allergie alimentari. Direi che per questo periodo post-feste sono il dolcetto che ci vuole!

Sono di una semplicità sorprendente, li preparano anche i bambini: basta mescolare tutto e infornare. Il gusto è quello di un dolce light, quindi poco dolce e col sapore prevalente dell'avena. La consistenza è data dal contrasto tra i cereali e la mela. In ogni caso, non aspettatevi un muffin perché non lo è. Li ho preparati in mini-porzioni, in modo da essere ancora più... dietetici, un morso e via.

ingredienti
  • 150gr di farina d'avena
  • 2 cucchiai di fiocchi d'avena
  • 5 gr di lievito per dolci
  • 50gr di mirtilli e uvetta sultanina
  • 20gr di olio di semi
  • 60gr di miele artigianale
  • 1 mela
preparazione

Preriscaldare il forno a 200°.

Mescolare tutti gli ingredienti in una ciotola, unendo per ultima la mela sbucciata e a piccolissimi pezzetti.

Versare in stampini monoporzione del tipo usa e getta che si usa per i muffin (ma in dimensione più piccola).

Cuocere per 20-25 minuti finché l'esterno non diventa dorato ed il cuore del dolcetto rimane morbido.

Lasciare raffreddare prima di servire.

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