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domenica 30 gennaio 2011

Paccheri gratinati, ripieni con crema di ricotta e biete

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Oggi non era una giornata di sole, e dalle foto si vede. Però c'era una buona temperatura, tanto da poter andare a giocare fuori. E nei giorni così respiriamo un pò, perché Brioscina si diverte, e non sta annoiata come quando il tempo piovoso non permette di uscire e ci si deve inventare di tutto per intrattenerla.
Oggi era anche domenica, il giorno giusto per provare una nuova ricetta, una di quelle che richiede tempo e pazienza, e magari utilizzare quella confezione di paccheri artigianali ricevuta in regalo per Natale.
Da un pò di tempo mi piace usare le verdure semplici, "meno nobili", per i piatti dei giorni speciali. E quindi compro spesso la verdura di montagna, le varietà selvatiche, o le coste (o biete, da noi chiamate Giri), dal sapore così semplice e dolce e dal buon profumo in cottura.
L'idea di oggi era di una crema piuttosto dolce, senza sapori di spicco (che si sarebbero ottenuti con verdure più amarostiche), e ho quindi usato un solo tipo di verdura e una ricotta di pecora non industriale. Tanto parmigiano e una copertura di bechamel. Bon apetit.

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ingredienti
  • 3 mazzetti di giri o coste o biete
  • 500g di paccheri
  • 650g di ricotta di pecora
  • abbondante parmigiano
  • 600-700g di bechamel semi-liquida aromatizzata con noce moscata 
  • sale, olio, burro
preparazione

Per prima cosa armatevi di santa pazienza: non è una ricetta difficile, ma farcire i paccheri è una cosa laboriosa, quindi, se non siete nella giornata giusta, lasciate perdere.
Pulite i giri, tagliando via le radici, e lavateli accuratamente.
Spezzettateli, e lessateli con un pò di sale.
Scolateli, metteteli in una terrina capiente, e mescolateli alla ricotta ben scolata e abbondante parmigiano grattuggiato.
Frullate il tutto con minipimer. Questa sarà la farcia dei paccheri.
Lessate i paccheri al dente: i miei richiedevano 10 minuti di cottura, li ho cotti per almeno 8 minuti.
Scolateli, conditeli con un pò d'olio per non farli appiccicare, e fateli raffreddare tanto da poterli maneggiare.
Con un cucchiaino farciteli uno per uno.
Disponeteli in una teglia che possa contenerli, precedentemente oliata o imburrata (a vostro gusto).
Dopo il primo strato di paccheri, versate uno strato di bechamel e parmigiano. Continuate con un secondo strato, e così via, a seconda delle dimensioni della vostra teglia.
Io ho tenuto da parte i paccheri che si sono lesionati in cottura (dovete considerare quindi un buono scarto che non potrete farcire), che ho poi usato come dei maltagliati, conditi con gli avanzi del condimento ed un pò di pomodorini spadellati. Ma questa è un'altra storia.
Terminate la vostra teglia di paccheri con uno strato di bechamel per gratinare, e passate in forno a 200° per 30 minuti circa.
Serviteli prelevandoli singolarmente dalla teglia con l'aiuto di due palettine di legno, per non romperli.
La semplicità e la digeribilità degli ingredienti ne fanno un primo elaborato ma nello stesso tempo delicato.

Aggiungo due foto "di servizio" per mostrarvi come erano allineati in teglia prima della cottura.


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sabato 29 gennaio 2011

Tortini per la colazione

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Questi tortini al mandarino non so bene come chiamarli. Non so che nome dare alla ricetta, quindi, fate un pò voi.
Sono un'invenzione del momento, frutto della necessità di recuperare una glassa non riuscita. Sì, lo so, c'è da ridere: volevo fare una glassa al mandarino ma ho sbagliato le dosi dello zucchero. E quindi mi sono ritrovata con un impasto fatto con albume, zucchero a velo, succo di mandarino. Che farne?
Ho aggiunto farina, lievito e burro, ed un pizzico di scorza grattuggiata, poi ho infornato negli stampini, ed ho aspettato. Pazientemente. Senza sapere cosa sarebbe uscito dal forno.
"Che cucini?" ha detto Zenzero alzandosi dal letto.
"non ne ho idea" gli ho risposto, "quando escono glielo chiediamo".
Quindi, se qualcuno di voi sapesse dirmi a cosa somigliano questi tortini, per favore, scrivetemelo, in modo da dare il titolo corretto alla ricetta.
Nel frattempo noi ce li mangiamo.

Un'altra cosa: tutto questo per comunicarvi il tono gaio con cui scrivo oggi. I'm very Happy!
Da giorni aspettavo di scrivere questo post, ma ho dovuto aspettare, per vari motivi.
E finalmente posso fare la comunicazione ufficiale.
L'ho fatto: una piccola follia, che mi ha reso terribilmente felice.
La scorsa settimana sono uscita "solo per dare un'occhiata", perché da tempo avevo il fortissimo desiderio di cambiare il mio servizio di piatti giornaliero, che mi aveva tremendamente stufato, con uno NUOVO e BIANCO: bianco per le foto, bianco per tutti i colori delle mie tovaglie rimaste per anni nel cassetto perché facevano a pugni coi piatti, bianco per non stancarti mai e permetterti di sbizzarrirti negli abbinamenti, bianco per poter comprare accessori che possano star bene senza preoccuparsi della tonalità di colore.
Se siete in procinto di metter su casa, scegliete bene il vostro servizio di piatti, perché se non avete l'abitudine di cambiare spesso le vostre cose, vi accompagnerà per molto molto tempo!
E dunque, dicevo, ero andata solo per dare un'occhiata, e caso ha voluto che incontrassi proprio il servizio che avevo da tanto tempo sognato, sfogliando i cataloghi. Si chiama Tognana Vecchia Vienna, e per me è una nuvola. E' bellissimo.
Non avevo intenzione di spendere così tanto, e se fossi stata sola non lo avrei comprato, forse avrei rinunciato, comprando qualcosa di più semplice, più economico, ma anche meno desiderato. E invece con me c'era Zenzero, che in queste cose fa quello che spende con meno preoccupazioni, e che mi ha ricordato che un servizio di piatti dura per tanto tempo.
Lo abbiamo impacchettato e ce lo siamo portati a casa. Da oggi in poi lo vedrete anche voi, nelle mie nuove foto, e sono certa che saranno molto più belle!
Grazie Zenzero. Ora, e per gli anni a venire.

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Tornando alla ricetta... anche questa mi ha fatto divertire molto. Oggi queste due cose mi rendono proprio di buonumore. Basta poco.

ingredienti
Per 4 tortini:

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  • 1 albume
  • 3 cucchiai rasi di farina
  • un pezzetto di burro fuso (1 cucchiaino a freddo)
  • 3 cucchiai di succo di mandarino + una scorzetta grattuggiata
  • 2 cucchiai colmi di zucchero a velo vanigliato
  • mezza bustina di lievito

preparazione

Montare l'albume a neve insieme allo zucchero a velo e al succo di mandarino.
Amalgamare gli altri ingredienti, ed unirli insieme.
Versare in stampini indivuduali molto imburrati.
Infornare a 175° per 20 minuti o poco meno.




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P.S. Zenzero, dopo aver visto queste ultime due foto, ha soprannominato il tortino nutelloso "l'Alieno". Per la forma di blob-multibraccia che ha assaltato il tortino.
Però, nonostante il suo acuto sarcasmo, vi assicuro che il sapore è gradevole. Lo ha ammesso anche lui, che proprio "simpatico" con me non è.

giovedì 27 gennaio 2011

Giorno della Memoria: per non perdere la speranza

In questo articolo, oggi, userò un format un pò diverso. Non ci sarà una foto in apertura, non ci sarà un elenco di ingredienti. Appartentemente. Perché spero, se arriverete alla fine di queste righe, che il "solito format" possiate dedurlo voi, e che sappiate trovare la lista degli ingredienti che io auguro a me stessa di utilizzare in ogni giorno della mia vita.

C'è una storia che mi fa sempre male al cuore, e che è capace di farmi piangere in qualunque momento, su due piedi. Una storia che conosco bene, ma mai abbastanza.
E' la storia della crudeltà, della cattiveria più grande dell'uomo verso i suoi simili, è la storia dell'Olocausto.
Il male che provo quando penso a questa storia, o ne sento parlare, non è un sentimento di pietà che cerca di non pensare, di non ricordare, di dimenticare: è una ferita forte al petto, e allo stomaco, che mi rende consapevole di quanto difficile sarà spiegare a mia figlia che cresciamo e viviamo in un modo in cui il passato comprende tante infamità, tra cui questa.
Forse parte di questo dipende dal fatto che una parte di questi ricordi per me non appartiene ai libri di storia ma ai racconti di mio nonno, uno dei fortunati che dai campi di prigionia è tornato per poter raccontare come sembravano buone le bucce di patate quando non c'era altro da mangiare, e come grazie a quelle bucce si poteva, talvolta, sopravvivere.
Forse il mio amore per la Cucina, per i sentimenti che rivivono intorno al cibo, ha radici nella povertà dei miei nonni, che mi hanno insegnato quanto è bello mangiare insieme quando si ha esperienza della fame e della solitudine.
Io credo che la Vita sia un Luogo in cui le cose brutte superano in numero quelle belle, quelle per cui valga davvero la pena vivere. Però penso anche che La Speranza, per rendere possibile La Vita, ha seminato germogli di meraviglia tra queste crudeltà, e ci ha permesso di trovare un modo per andare avanti.
Senza quelle crudeltà, senza quei giorni bui, non ci sarebbe stato il futuro, ad esempio, di mio nonno, e non ci sarebbe stato il presente senza il passato, e non ci sarei stata io, né l'oggi, né mia figlia.
A volte c'è uno strano senso di mistero nel procedere dei giorni.
Non so cosa posso fare per rendere questo mondo migliore. Non so esattamente quali parole userò per raccontare a mia figlia quali siano i motivi per i quali vale la pena vivere. So che certe cose passano attraverso i gesti, più che attraverso le parole.
So, con tutte le mie forze, che voglio fare di tutto per non dimenticare: dalle piccole cose familiari, di cui sono sempre stata un'accanita collezionista (in ogni famiglia, sapete, c'è un membro "designato" a costituire la "memoria storica familiare": provate a pensarci e vedrete che anche nella vostra c'è una zia, una cugina, una nonna, che conosce tutto di tutti, quella persona da cui andreste per sapere qualcosa sulla vostra storia), a quelle del Luogo in cui vivo.
Per questo oggi scrivo qui. Scrivo di Memoria e di Cucina.
La cucina, quel luogo del cuore che nutre il corpo e l'anima, e attorno al quale va avanti un pò tutto, anche quando non ci si pensa.
Mi sono chiesta cosa avrei potuto scrivere, oggi, per dare il mio contributo al Giorno della Memoria della Shoah.
E allora ho pensato ad una cosa che tanto e tanto tempo fa ho sentito in televisione, in una di quelle trasmissioni che ti ricorda il peggio che sa essere l'Uomo quando vuole, e che mi ha strappato un pezzo di cuore, ma nello stesso tempo mi ha insegnato una piccola cosa in più su quanto grande può essere la forza della speranza.
Non perdere la speranza. La storia di due sorelle in Lager è un libro che parla di cucina e di vita. E' la storia della "deportazione a Ravensbrück, redatto negli anni 70 ma sulla base di appunti precedenti: un sorprendente libricino di 150 pagine: preziosi fogli sui quali di sera Maria Camilla annotava con precisione le ricette raccontate dalle altre prigioniere. Si tratta di un documento unico nel suo genere: parlare di ricette era un po’ come sentirsi di nuovo a casa e in questo modo di rivivere il passato, mantenendolo in vita, c’era un filo di speranza per il futuro. Dunque anche uno strumento di resistenza e di trasgressione: non un passatempo qualunque, ma un’inconsapevole quanto spontanea difesa psicologica che le donne utilizzavano per sopravvivere e per preservare, dalla tremenda quotidianità che erano costrette a vivere, frammenti importanti d’identità e di femminilità."
Se c'è un'insegnamento che dobbiamo portarci dalle persone che hanno saputo restare nei campi di concentramento con la speranza e la voglia di restare aggrappati alla vita, anche là dove la speranza era impossibile, è quello di avere la voglia di restare attaccati a quel poco, ma forte, c'è di bello in questo mondo: il cuore che batte, il sorriso di un bambino, il dono della vita.

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martedì 25 gennaio 2011

Polenta con crema di zucca e formaggio

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Oggi era il giorno della zucca: un bel pezzo di zucca rossa che avevo comprato un paio di giorni fa. Perché è buona, e ancora di più perché piace tanto alla mia bimba.
Polenta e zucca rossa.
Lei si aspettava le solite pennette, che si spolvera in pochi istanti, ma la mamma aveva voglia di sperimentare. Il fatto è, perdonatemi, che quell'odore di zucca che sprigionava il microonde, parlava da solo: mi suggeriva odori che -ancora- non c'erano, ma che presto avrebbero potuto esserci! E così mi è venuta in mente la polenta (mi perdonino gli estimatori Doc, ma ho usato quella istantanea), quella burrosa e profumata, e morbida, che di solito preparo quando fa freddo.
Per la verità non è andata proprio così: perché, si sa, la dieta è dieta, e dopo averla mangiata lo giuro, sapeva proprio di piatto dietetico (che non significa brutto, ma semplicemente che mancava di quella "spinta" in più che dà il bel pezzo di burro e la dadolata di formaggi che si fonde).
Ebbene, per me in versione light, per Brioscina in versione decisamente Buona, e anche un pò più coreografica e colorata (la forma voleva richiamare la sua "frittatina" di cartone con cui gioca mettendola nelle pentoline).
Potete aggiungere altri formaggi ed una spolverata di pepe per arricchire il piatto. Noi ci siamo fermate qui!

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ingredienti



Per due persone:
  • 4 cucchiai di polenta istantanea
  • 300g di zucca rossa
  • 1/2 cipolla
  • formaggio grattuggiato q.b.
  • dadini di formaggio tipo provoletta
  • olio e burro
preparazione

Pulite e tagliate a dadini la zucca, mettetela in un contenitore in pirex e salatela, quindi affettate e tagliuzzate a velo la cipolla e cuocetele al microonde, con un filo d'olio e un pò d'acqua, per una decina di minuti circa.

Preparate intanto la polenta, conditela con burro e parmigiano e mettetela nei piatti.
Passate al mixer la zucca cotta.
Condite la polenta con i dadini di formaggio, la crema di zucca e una spolverata di formaggio grattuggiato, un giro d'olio e una grattuggiata di pepe fresco.

domenica 23 gennaio 2011

Pasta "gemelli" all'aragosta e gambero rosso

IMG_6201La ricetta di gemelli all'aragosta e gamberoni che vi racconto oggi ha richiesto alcuni giorni di preparazione: è frutto di un lungo lavoro di ricerca nei meandri delle mie origini familiari, e delle mie ricerche all'interno delle tradizioni culinarie  favignanesi. Innanzitutto perché questo formato di pasta l'ho scoperto casualmente proprio nella mia isola (i miei nonni hanno natali isolani), e poi perché l'aragosta fresca l'ho mangiata solo lì. La ricetta si ispira anche al libro "Frascatole" di Maria e Giovanna Guccione.
Sarò sincera: io non ce la faccio proprio a prendere un'aragosta viva e ad infilarla in pentola. Credo proprio che sia una di quelle cose che nella vita non farò mai. Se mai mi dovesse capitare di ritrovarmi con un'aragosta viva in una busta, penso che la libererei nella mia vasca da bagno e la alleverei con amore! Detto questo, e non per sembrarvi ipocrita né per aprire una polemica animalista, ma perché davvero non ce la faccio ad uccidere qualcosa di vivo, vi confesso che non ho mai comprato l'aragosta, perché mi sembra un animale bellissimo, e va cucinato vivo. Non ce la posso fare.
Allora, a dover scegliere, mi affido a chi la cucina per me, oppure la compro surgelata. Lo so, non ha lo stesso sapore (in realtà finora ho mangiato l'aragosta solo al ristorante), ma le mie ragioni le ho esposte qui sopra. Credo che per i piatti che prevedono l'aragosta "in purezza" quella surgelata sia improponibile, ma per fare un primo piatto, come in questo caso, in cui ho usato un formato che si chiama "gemelli", va benissimo l'aragosta pre-cotta o surgelata.

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ingredienti

Per 4 persone:

  • 1 aragosta da circa 500-800g 
  • 500g di gamberoni 
  • 350g di pasta formato gemelli
  • 20-25 pomodorini ciliegia
  • 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
  • 1 cipolla
  • 1 spicchio d'aglio
  • 1 mazzetto di odori (alloro, prezzemolo, timo)
  • 1/2 bicchiere di vino bianco secco (vanno bene anche rhum o brandy)
  • 1 cucchiai da tavola di panna fresca da montare
  • sale q.b.
IMG_6202 preparazione

Se utilizzate l'aragosta surgelata, o fresca:

fatela scongelare a temperatura ambiente, preferibilmente immersa nel vino bianco.
Lessatela in un brodo ristretto (court bouillon) di cipolla, sedano e carota* che si ottiene partendo dal liquido freddo e facendo sobbollire lentamente fino a raggiungere la densità desiderata.
Fatela raffreddare, tenendo da parte il liquido di cottura, quindi separate la testa dal corpo, rompete il carapace ed estraete la polpa. Tenetela da parte.

Se utilizzate la polpa già cotta, acquistabile in un banco gastronomia, saltate questi passaggi.

Private i gamberoni della testa, e fateli rosolare in un tegame, in un fondo d'olio, con la cipolla affettata a velo e l'aglio in camicia che poi rimuoverete, il vino bianco e il mazzetto di odori. Potete aggiungere, se volete, anche il carapace dell'aragosta (che toglierete a fine cottura).

Aggiungete il concentrato di pomodoro ed i pomodorini tagliati a metà, allungando poi gradualmente col fondo di cottura dell'aragosta, e lasciando sobbollire a lungo finché il tutto non si restringe.
Questo sughetto, frullato o filtrato, che dovrà risultare piuttosto denso, sarà il condimento per la pasta, (che avrete nel frattempo lessato al dente): dovete aggiungere a questo sugo la polpa dell'aragosta sminuzzata e quella dei gamberi tagliate grossolanamente. Se necessario addensare, usate la panna fresca, in moderata quantità, per mantecare.
Saltate la pasta nel tegame con questo sugo e usate le teste dei gamberoni per decorare il piatto.

* 2 litri d'acqua, 2 decilitri di vino bianco secco, una piccola cipolla bianca tagliata, un rametto di prezzemolo, una carota, mezzo gambo di sedano, una piccola foglia di alloro, un rametto di timo e 40g di sale grosso. Far sobbollire per circa 40 minuti, aggiungere circa 5 grani di pepe nero e completare la preparazione con 15 minuti circa di cottura (fonte: wikipedia)
Tiratela fuori dal brodo, e lasciatela raffreddare.


Filetto di pesce persico in crosta

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Il pesce persico è un pesce che non avevo mai provato. Non posso dire che sia pregiato, ma è di fascia "media", e la sua carne è particolarmente delicata e... rosea. L'ho preparato con una panatura gustosa e abbastanza sapida, che forse non ne faceva apprezzare la delicatezza del sapore, ma che ha reso il risultato abbastanza goloso per Brioscina (che comunque mangia molto volentieri il pesce).
Avrei voluto prepararlo in una crosta di patate affettate molto sottilmente e "appiccicate" ambo i lati del filetto, e poi infornate, ma non avevo le patate! E allora... panatura. A voi il risultato.

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ingredienti
Per tre persone:

  • 600g di pesce persico sfilettato e deliscato
  • olio
  • pangrattato
  • aromi
  • sale e pepe
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preparazione

Passare il filetto di pesce persico nell'olio.
Tritare degli aromi freschi, come prezzemolo, aglio, coriandolo, o utilizzare quelli essiccati per il pesce.
Mescolarli al pangrattato, quindi ricoprire attentamente la superficie del pesce.
Infornare a 200° per 10-15 minuti.

venerdì 21 gennaio 2011

Torta cocco, cioccolato bianco e limone

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Bianco invernale e profumo di esotico... con l'agre fragranza di casa nostra.
Torta cocco & limone, con una glassa di cioccolato bianco, ed il profumo del limoncello fatto in casa, così forte ma anche così profumato.
Ieri mio suocero mi ha regalato dei freschissimi e profumatissimi limoni biologici, e quel colore così intenso ha continuato per diverse ore a tentarmi facendo frullare nella mia mente vari abbinamenti. Caso volle che proprio ieri leggevo una ricetta di pasticcini di frolla al cocco e limone, e così, anche se non c'entra niente, dopo cena mi sono messa a "tracchiggiàre". Ne è venuta fuori questa torta, che è profumata che più profumata non si può. La pioggia di cocco mi ricorda tanto una candida nevicata...

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ingredienti 
IMG_6179 Per 10 porzioni circa:
  • 200 g di farina 00
  • 150g di farina di cocco + qualche cucchiaio per decorare
  • 4 uova
  • 100 g di burro
  • 150 g di zucchero
  • la scorza + il succo di un limone
  • 1 bustina di lievito da dolci
  • 1 bicchierino di limoncello fatto in casa 
  • 1 tavoletta di cioccolato bianco 
  • latte q.b.







preparazione

Separare i tuorli dagli albumi; montare gli albumi a neve.
In una terrina a parte montare montare i tuorli con lo zucchero.
Aggiungere il succo di un limone, la scorza grattugiata e il burro fuso a filo.
IMG_6189 Versare a pioggia la farina, la fecola e il lievito setacciato.
Incorporare la farina di cocco, tenendone un pò da parte per decorare, e versare il limoncello.
Unire infine gli albumi montati a neve mescolando con un cucchiaio di legno con un movimento che va dal basso verso l’alto per incorporare aria nell’impasto.
Imburrare ed infarinare una tortiera da 24 cm di diametro e versarvi l’impasto.
Infornare in forno già caldo a 180° e cuocere per 40 minuti.
Sfornare e lasciare raffreddare completamente su un piatto da portata.
Nel frattempo sciogliere il cioccolato bianco in un pò di latte (pochissimo).
Versare a filo sulla superficie del dolce, e ondeggiare il piatto per livellarlo uniformemente.
Versare subito a pioggia le scaglie di cocco grattuggiato e lasciare raffreddare.


Questa ricetta partecipa  a: "Una ricetta per il Santa Lucia"

giovedì 20 gennaio 2011

Risotto basmati con fiori di zucca e zafferano

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La scelta del basmati è legata semplicemente al fatto che a me piace molto, e non lo avevo ancora mai provato per un risotto.

Se è sera, avete molta fame, la luce non è buona, e spazzolate tutto in pochi minuti, questa non è la condizione adatta per una session fotografica. In compenso, la ricetta, nella sua semplicità, merita moltissimo. Lo dice pure mia figlia, che ancora "non parla".
ingredienti 
Per tre persone:
  • 250g di riso basmati
  • 200g di fiori di zucca
  • burro
  • 1 piccolo scalogno
  • brodo vegetale (carota, sedano, cipolla, patata)
  • sale, pepe
  • zafferano q.b.
IMG_6062 preparazione

Pulite i fiori di zucca e tagliate molto finemente le parti più dure.
Tagliate grossolanamente la parte dei petali.
Scaldate una noce di burro in padella, intanto tritate a velo lo scalogno e lasciatelo rosolare insieme alle parti più dure dei fiori.
Aggiungete il riso e procedente come nella cottura di un normale risotto.
Bagnate con brodo vegetale.
A metà cottura unite i fiori, e procedete.
Alla fine aggiungete lo zafferano sciolto in un cucchiaino di acqua calda.
Mantecate con burro e parmigiano.

mercoledì 19 gennaio 2011

Lasagne verdura e ricotta: le lasagne di Elisa.

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Questa è una ricetta ma è anche una storia.
E del resto, ogni ricetta ha una sua storia, ed ogni relazione ha una sua ricetta (ed anche una sua storia).
E' una di quelle cose che si tramandano tra amiche (ed io ricordo tutte le ricette che mi hanno insegnato le mie amiche!), e in questo caso la protagonista è la mia cara amica Elisa, che non amerà trovare il suo nome qui, ma tutto sommato ci sono tante Elisa nel mondo, giusto? E ad ogni modo, non posso fare a meno di citarla, anche se molti dei miei visitatori la riconosceranno: perché la ricetta è buona, di sua proprietà, l'ha preparata magistralmente con le sue splendide manine e il suo forno nuovo, e l'abbiamo condivisa in una serata speciale, e soprattutto è stata lei che mi ha convinto a cimentarmi nella preparazione delle lasagne, che io non preparo mai. Perché? Boh! Forse perché di solito uso quelle secche, e non riesco mai a trovare la cottura adeguata. Ed invece, molto semplicemente, lei ha usato quelle fresche, all'uovo, ed io me ne sono innamorata.
A onor del vero ho adoperato alcuni cambiamenti:  ho aggiunto la pancetta croccante, la lasagna NON  E' pre-lessata, e ho omesso l'uva passa.
Grazie Elisa. Della ricetta, ma non soltanto di questo. Grazie della tua amicizia, e delle tue lezioni di stile. Perché, se non lo sapevate, la ragazza ha molta classe.

(Elisa, se passi di qui... lascia un commento: il pubblico brama la tua voce!)
ingredienti

Per 10-12 prozioni
  • 500g di lasagne fresche all'uovo (per fare tre strati, quindi la quantità dipende dalla grandezza della vostra teglia)
  • 1kg di broccoletti
  • 3 mazzi di verdure di montagna, io ho usato le coste, o biete
  • 500g di ricotta
  • 150g di pancetta
  • formaggio grattuggiato a volontà
Per la bechamel:
  • 100 gr. di burro
  • 100 gr. di farina
  • 1l. di latte
  • Sale q.b.
  • Pepe q.b.
  • Noce moscata 1 pizzico

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    preparazione
    Pulire e lessare le verdure tenendole al dente.
    Tagliuzzarle e scolarle bene, tenendo da parte un pò di liquido di cottura, che vi servirà se la bechamel o la ricotta avranno bisogno di essere "allungate".


    Preparare la bechamel:
    sciogliere il burro in una casseruola, unire la farina, quindi il latte a filo, e mescolare con una frusta finché non è rappresa. Unire sale, pepe, parmigiano, noce moscata e fare raffreddare.

    Preparare la pasta all'uovo, anche la sera prima. Stenderla, e tagliarla della forma della teglia.


    Amalgamare le verdure con la ricotta e abbondante formaggio grattuggiato.
    Scottare la pancetta velocemente in una padella antiaderente.


    Versare in una teglia unta di burro uno strato di bechamel, uno di lasagne, uno di verdure, uno di pancetta, e continuando così fino a fare tre strati. Spargere tra uno strato e l'altro del formaggio grattuggiato. Terminare la con la bechamel.


    Infornare a 200° per 30 minuti circa. Bon apetit!
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    giovedì 13 gennaio 2011

    Tortino di orata e patate

    tortino di patate e orata (baby lunch)

    Io lo servirei come antipasto, magari accompagnato da una salsa un pò agre. Oppure, perché no, in una crosta di sfoglia.
    In realtà è il pranzo di mia figlia, che ormai mastica benissimo, ma può essere un modo per dare il pesce ai bimbi più piccoli.
    Idea semplice, senza pretese, non originale, ma da provare.

    ingredienti
    Per uno sformatino:

    • 1 orata
    • 2 patate piccole
    • olio e sale
    preparazione
     

    Cuocere l'orata al forno e deliscarla.
    Cuocere le patate, sbucciarle, salarle e schiacciarle con una forchetta, mescolarle al pesce sminuzzato.
    Per i bimbi va già bene così, condita con un filo d'olio.

    tortino di pesce e patate
    Per i grandi, potete rovesciare su un piatto da forno, cospargere di pangrattato e gratinare, oppure cuocere in sfoglia, o tipo cocottine.

    mercoledì 12 gennaio 2011

    Brisé di crema di mele e cannella

    melatrio

    Un dolce light, sicuramente più della crostata.
    Nasce dall'esigenza di consumare dei vasetti di frutta al naturale troppo vicini alla scadenza. L'ispirazione è venuta leggendo delle ricette di crostate che usano la polpa di mela cotta in tegame, e poi frullata e addensata in vari modi. In questo modo, se non hai voglia di perdere tempo, prepari il dolce in pochi minuti: apri, versi, mescoli, inforni. Lo giuro.
    La brisé l'ho scelta perché l'avevo in frigo, già pronta, e non avevo il tempo di impastare la pastafrolla: sincerità. Il risultato non è male, soprattutto nel bordo dà un gusto di dolce-salato molto leggero.
    Il decoro è a scelta, io nella preparazione ho omesso mandorle e cioccolato (che mi sono subito venuti in mente per compensare in croccantezza il morbido della crema) perché voglio prima provarla "in purezza". Forse poteva anche starci un liquore aromatico, come l'amaretto, ma questa è  la prima versione, molto "for baby"...

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    ingredienti
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    • 1 rotolo di pasta brisè
    • 4 vasetti di polpa di mela al naturale (vanno bene quelli che trovate al supermercato nel banco-frigo, o quelli per bambini, ma senza zucchero)
    • 1 cucchiaio di zucchero a velo
    • 1 cucchiaio di zucchero di canna
    • 1 uovo
    • 30 g di farina
    • 1/2 cucchiaino di cannella
    • 20 g di mandorle a lamelle o scaglie di cioccolato (facolatative)
    • zucchero a velo per decorare

    IMG_6060 preparazione

    Srotolare la brisé e
    cospargela con qualche pizzico di zucchero di canna, soprattutto nella parte dei bordi, prima di ripiegarli su se stessi (in modo da "farcirli"); adagiarla in teglia, arrotolando i bordi;  bucherellare il fondo con i rebbi di una forchetta.

    Mescolare la polpa di mela con l'uovo intero, la farina, i due cucchiai di zucchero e la cannella.
    Passare al mixer per amalgamare.

    Versare sull'impasto ed infornare a 200° per 45 minuti circa.


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    E' per questo che ogni tanto latitiamo...