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giovedì 12 gennaio 2012

Panelle palermitane ("frittelle" di farina di ceci)

panelle

Mani amore e fantasia, nei primi giorni di dicembre, ha messo nero su bianco la ricetta delle panelle.
Da tempo non la provavo: come mi dicono spesso, sono una che non ripete mai due volte la stessa ricetta, e mi piace sempre fare cose nuove. Quindi provo, e poi archivio.
Anche perché, non so se vi capita, ma a me riescono solo le "prime".
Quindi, quando lei ha scritto la ricetta, non ho voluto fare nemmeno la fatica di andare a recuperare la mia: direttamente dal mio pc, in cucina, ho utilizzato la sua (pigrizia dell'era moderna!).
Al contrario, però, ne ho fatte pochissime, perché dovevo utilizzare degli avanzi di ingredienti. La prossima volta magari... (ma ci sarà una prossima volta?)

panelle

Per il procedimento vi rimando a lei, che lo ha documentato benissimo.
Sulle panelle, invece, vi dico che sono una delle specialità più famose a Palermo, e in tutta la sicilia in genere, uno degli street-food più importanti ed esportati. La loro origine è araba.
Quando leggo le ricette genovesi mi convinco che non differiscono di molto dalle nostre, anche se il modo di denominarle è diverse. Sarebbe interessante un aprofondimento sulle radici comuni di queste ricette (e sul perché proprio a Genova, e non altrove...)
Le panelle sono "sfoglie" di farina di ceci impastata ad acqua, cotta sul fuoco, poi schiacciata e fritta.
Il procedimento è semplice, ma richiede pazienza e una buona dose di forza muscolare, soprattutto se in tegame avete parecchia farina di ceci. Per il resto, non richiede particolari abilità: mettetevi davanti all'olio bollente e friggete. Io ho provato ad infornarle... ma non ve lo consiglio. Le panelle (al contrario delle crocché) vanno rigorosamente fritte!

panelle

ingredienti

Per 40-45 panelline
  • farina di ceci, 500g
  • acqua, 750ml
  • sale e pepe
  • prezzemolo tritato
preparazione

Versate la farina di ceci in un tegame dal fondo non troppo sottile, meglio se in ceramica, o antiaderente di buona qualità.
Aggiungete poca acqua alla volta, al centro dell'impasto, amalgamandolo con un cucchiaio di legno er non formare grumi. L'impasto è sodo e pesante, quindi difficile da mescolare: ho iniziato con una forchetta perché la dose era minima, ma con grandi quantitativi è più difficile da gestire.

Salate, pepate e mettete sul fuoco.
Questa è la fase più faticosa, perché in cottura tende ad attaccarsi sul fondo, e si deve mescolare continuamente.

Ad un certo punto comincerà ad aggrumarsi, ma è normale: continuate a mescolare (o fatevi dare il cambio!!) perché i grumi spariranno tra un pò.

E' necessario che trascorrano 20-30 minuti prima che l'impasto cominci a fare delle grandi bolle
A questo punto, tolta la pentola dal fuoco, spalmatene un po’ su un piatto e fate raffreddare qualche istante: se si stacca subito è pronto, altrimenti riponete sul fuoco.
Condite con il prezzemolo tritato e mescolate vigorosamente.
Lasciate un'ora in frigo a raffreddare.

Procedete quindi con la "sfogliatura" delle panelle.

Ci sono diverse tecniche: quella "casalinga", come faceva mia madre, era quella di versare l'impasto ancora caldo in una latta d'olio, farlo raffreddare, per poi aprire la latta con un apriscatole ed affettare sottilmente le panelle.
La versione moderna è quella di versare in tutto in un recipiente stretto e lungo e poi ritagliato a forma: dovendo ottenere delle panelle da tagliare "verticalmente", dovete cercare di dare al composto la forma di un parallelepipedo. E' perfetto uno stampo da plumcake rivestito di cartaforno.

Un'altro sistema, mai provato, è quello di utilizare il bordo esterno di un piattino di ceramica, per sfogliarle una alla volta, ma è un procedimento lungo e laborioso, che dev'essere fatto rapidamente.

Io ho steso tutto l'impasto su una superficie fredda e unta d'olio (se lo avete, è perfetto il marmo), dandogli lo spessore necessario, e poi ho ritagliato a misura desiderata: con poche panelle si può fare, con molte... è necessaria una superficie parecchio vasta!

Le panelle vanno fritte in olio abbondante caldissimo per pochi istanti (una pentola riempita d'olio nella quale verserete non troppe panelle per volta) e poi sgocciolate per bene e servite in panini rotondi e ricoperti di sesamo, condite con qualche goccia di limone. Ottime calde.

venerdì 16 dicembre 2011

Arancine alla carne

arancine


Ho rifatto le arancine.
Per anni per me Santa Lucia è stato un giorno in cui massacrarmi di lavoro, col piacere di farlo ovviamente, per preparare quantità industriali di arancine di mille gusti diversi da regalare a parenti e amici. Il palermitano arancina-day.
Diverse volte questo giorno per me è diventata un'occasione di invitare amici a cena, e fare un menù a tema.
Poi la mia famiglia ha attraversato uno dei momenti più brutti che una famiglia possa attraversare: la malattia di mio padre, i ricoveri, il miglioramento, e poi, dopo tanto tempo, il suo addio.
Nel mezzo, il mio matrimonio, una casa diversa, un posto dove non volevo friggere, la vita che lentamente cambia, la laurea, il lavoro, e infine una figlia.
Le arancine hanno lasciato posto a mille altri modi di cucinare, ingegnosamente pensati per evitare la frittura.

arancine

Non rinnego niente: la voglia di non sporcare e di non appensantire lo stomaco mi ha permesso di escogitare e sperimentare cose che altrimenti non sarebbero mai nate, come ad esempio questo buonissimo timballo ai pistacchi o questo sformato con farina di ceci.
Quest'anno però una vocina si è fatta strada dentro di me: potresti...
L'ultima volta che avevo fatto arancine ero sola in casa, mentre mio padre era ricoverato, e ricordo la fatica e le lacrime, mentre appallottolavo riso da portare in ospedale per "trasportare" la festa lì, nel tentativo di cancellare il dolore di quel luogo.
Se già preparare arancine è faticoso, prepararle in queste condizioni lo è ancora di più.
Potresti....
Quest'anno ho rifatto le arancine.

Il tempo ha lenito molti dolori, curato le assenze colmandole di altre presenze, ha cambianto me, le cose, ed il mondo in cui vivo adesso.
Ho trovato un nuovo modo di farle, una versione semplicissima, che non significa solo una nuova ricetta (anche), ma anche un nuovo modo di concepire la fatica. Non più arancine per tutti, ma solo per la famiglia più stretta: faccio i conti con l'avere imparato i miei limiti, il mio tempo, il mio nuovo ruolo di madre.
Poche, piccole, classiche ma imperfette arancine.
Ho realizzato la versione mignon, da aperitivo-antipasto, anche se noi le abbiamo mangiate come primo, o meglio come pranzo. La differenza è che quelle più grandi hanno un ripieno al centro, che si realizza come spiegato qui. Queste invece non hanno un ripieno, ma sono fatte con riso condito.

arancine

Nella voglia di sperimentare, non ho usato la mia ricetta tradizionale, che troverete descritta qui.
Mi sono tolta alcune curiosità, provando diverse varianti:
  • la cottura del riso in acqua invece che a risotto, 
  • il non usare le uova come legante o per la panatura,
  • la farina di mais al posto del pangrattato.
Il procedimento, che però vi riporto come ho fatto, non mi ha convinto in alcune cose.
  • Il riso cotto in acqua secondo me lega meno: la prossima volta uso decisamente una base di risotto in bianco, da condire ulteriormente dopo.
  • Col riso che ho preparato questa volta, metà l'ho appallottolata senza uova (dovrebbe agglutinare con l'amido del riso), aggiungendo del condimento, e metà invece (dato che non legava bene) con degli albumi sbattuti. Nessuna delle due versioni mi ha convinto a pieno, credo che la prossima volta aggiungerò un uovo intero.
  • Ho provato la panatura con una pastella densa (deve "scrivere") di acqua e farina, ma non mi è piaciuta: preferisco la "doppia panatura" con farina+uovo sbattuto+pangrattato, che oltre a venire più spessa, è anche più compatta.
  • La panatura con farina di mais (senza pastella), invece, è croccante, asciutta, ma meno saporita.
Detto questo vi lascio alla ricetta, ricordandovi che tanti anni fa feci una sezione di questo blog dedicata ad alcuni piatti che a Palermo si preparano nel giorno di Santa Lucia, a base di riso, grano cotto, e farina di ceci. Se vi va, date un'occhiata!

ingredienti

per il ragù:
  • carne macinata di maiale, 250g
  • salsiccia di maiale condita e sbudellata, 250g
  • cipolla e carota
  • olio e sale
  • passata di pomodoro, 250g
  • concentrato di pomodoro, 2 cucchiai
    Per le arancine, ne sono venute circa 35 di media dimensione:
    • riso per risotti tipo ribe, 500g
    • burro
    • curcuma o zafferano
    • parmigiano grattugiato, 2 cucchiai
    • albumi, 2
    • pangrattato

    preparazione

    Il giorno prima ho preparato il ragù rosolando in olio carota e cipolla sminuzzati, aggiungendo le due carni, il sale, poi il concentrato di pomodoro e la passata, e cuocendo a fuoco lento fino a completo assorbimento del liquido.
    Ho fatto raffreddare e ho tenuto in frigo a solidificare per tutta la notte.

    Ho anche lessato il riso in acqua bollente e abbondantemente salata, quantità fino a coprirlo, finché non l'ha assorbita tutta o quasi (in parte l'ho eliminata), mantenendo una cottura al dente.

    L'ho condito con due noci di burro, curcuma, parmigiano, e qualche cucchiaio di ragù ristretto. Ho conservato in frigo.

    preparazione delle arancine

    Il giorno dopo ho diviso questo riso in due parti.
    Una prima metà l'ho appallottolata (con le mani bagnate continuamente per evitare che il riso vi si appiccichi) e passata in una pastella di acqua e farina, poi nel pangrattato, e fritta in olio bollente.

    Ogni ingrediente per la panatura sta in una bacinella diversa e, prima di panarvi le arancine, le mani devono essere ben pulite. Ogni eccesso dev'essere rimosso prima di passare alla panatura successiva.

    arancine

    Una seconda metà l'ho amalgamata con albumi sbattuti, poi passata nella farina di mais e fritta.

    arancine 

    La cottura avviene per immersione in olio bollente e ben caldo, in due fasi: appena in olio, fare sigillare la panatura da tutti i lati, in modo che non si rompa, girandola delicatamente, quindi proseguire con la cottura fino a doratura.

    mercoledì 23 novembre 2011

    Crocché di patate (cazzilli)

    crocché

    A Palermo le chiamiamo crocché di patate cazzilli: come spesso accade nella cucina siciliana, il nome è uno scherzo da prete.
    Leggete qui per sapere il significato che panelle crocché hanno nelle nostre strade.
    Sono famose in tutta l'isola, ma con una differenza: le crocché palermitane non sono panate, mentre nella sicilia orientale di solito le passano nel pangrattato prima di friggerle.
    Le crocché differiscono dalle crocchette italiane per il fatto di non avere nessun tipo di legante: niente uovo, niente formaggio, solo patate e qualche aroma.
    Io (pavida) ho usato un uovo, che non è previsto dalla ricetta originale, ma che nello stesso tempo, in queste proporzioni, non interferisce né con il sapore né con il colore.
    Qualcuno immagina che per cucinarle ci voglia una sontuosa cerimonia, preparativi, o chissà... ma anche no. La sera prima avevo lessato delle patate, ed il frigo ora era vuoto... e quindi "crocché"!

    crocché

    Avevo letto, tanto tempo fa, delle ricette, e come spesso accade mi ero persa in ricerche e letture su come fanno gli altri, cosa hanno sperimentato, cosa differisce dal mio modo di preparare una cosa...
    E come sempre avevo incamerato tutto tenendolo in stand-by per la volta buona.
    Ecco, una sera di frigo desolatamente vuoto è stata "la volta buona".
    L'unica cosa era che non avevo voglia di friggere, e ho sperimentato la cottura in forno: prova superata eccellentemente!
    Vi scrivo la ricetta per mezzo chilo di patate ma le mie pesavano meno. Quindi ve ne verrà qualcuna in più. Ne ho fatte appena 12 (ehm, 13, una l'ho mangiata subito!), ma questo era quello che potevo fare con gli avanzi a disposizione.

    Spero che abbiate avuto la pazienza di leggere fin qui perché questo post non è solo un racconto "folkloristico", ma partecipa anche ad un'importante iniziativa: raccogliere delle ricette che verranno pubblicate in un libro, il cui ricavato andrà in beneficenza per i bambini del Gulliver, la Cooperativa  sociale di Borghetto Vara che si prende cura di anziani, disabili e bambini, che, dopo l'alluvione che giorni fa ha colpito la liguria orientale e la toscana del nord, si sono ritrovati in gravi difficoltà.
    Di seguito i dati per contribuire con una donazione: magari queste iniziative ci fossero anche dalle nostre parti, dove il maltempo non ha risparmiato la provincia di Messina.
    Mi occuperei personalmente di replicare l'iniziativa, ma sono consapevole di come in questo momento mi manchi il tempo e l'energia.


    Qualche dritta sulla preparazione delle crocchette: lessare le patate la sera prima, e lasciarle tutta la notte in frigo, è un buon espediente per compattare l'amido e rendere le crocchette più asciutte.
    Io preferisco non passarle al mixer ma allo schiacciapatate, o nel passaverdure: si impastano poi con gli altri ingredienti e si lascia riposare l'impasto ancora un pò.
    L'albume sbattuto è quel che le rende lucide in superficie prima di friggerle, mentre il tuorlo lega l'impasto.
    Una piccola postilla conclusiva: il piatto è naturalmente gluten-free, ed è una delle pietanze preparate per il giorno di Santa Lucia (13 dicembre, tutto sommato, ci siamo quasi!), giorno in cui a Palermo, per devozione, non si mangiano prodotti a base di grano, ad eccezione del grano intero cotto.

    ingredienti
    Per circa 15 crocché:
    • patate lesse e sbucciate, 500g (il tipo che si usa per gli gnocchi)
    • uovo, 1
    • sale, noce moscata, prezzemolo, q.b. 
    • olio per friggere
    preparazione

    Lessate le patate, sbucciatele, tenetele in frigo per una notte.

    L'indomani passatele allo schiacciapatate ed aggiustate di sale.
    Aggiungete un trito finissimo di prezzemolo e una presa di noce moscata in polvere, impastate col tuorlo sbattuto, e fate riposare il composto ancora un pò (un'oretta o poco più).

    Sbattete l'albume e mettetelo in una ciotola.

    Date al composto ormai sodo la forma di un cordoncino dello spessore di due dita, aiutandovi con le mani bagnate. Tagliatelo in tanti pezzetti della lunghezza di un dito con un coltello dalla lama bagnata.

    Spennellate le crocché di albume, tanto da renderle lucide, quindi, riponete ancora in frigo.
    Friggete in olio caldo a 200° per pochi istanti, o, in alternativa (come ho fatto io stavolta) infornate a 200° per pochi minuti (fino a doratura).

    sabato 13 dicembre 2008

    La cuccìa, dolce di grano: ricetta tradizionale palermitana

    La cuccìa è il dolce tradizionale palermitano preparato col grano cotto, che si mangia nel giorno di Santa Lucia (13 Dicembre). Ogni famiglia ha la sua ricetta tradizionale, io ve la propongo in due versioni.

    cuccìa

    Un altro piatto tradizionale per il giorno di Santa Lucia a Palermo. Mentre la facevo pensavo: è il dolce per chi non sa cucinare. A prepararla infatti ci vuole davvero poco, e non necessita di cottura, a parte la bollitura dei chicchi di grano.

    Questi, a Palermo, in questo periodo dell'anno, si trovano confezionati a pacchi da 500g, nel reparto legumi del supermercato. Si tengono in ammollo per tre giorni, e poi si cuociono in pentola a pressione con abbondante acqua e sale, per almeno un'ora (altrimenti saranno durissimi e immangiabili).

    Poi si condiscono in vari modi: con crema di ricotta e canditi, con miele e cannella, oppure sotto forma di budino, con un biancomangiare semplice o aromatizzato al cacao.

    Io ho cotto 500g di grano, e l'ho diviso in due preparazioni: metà con la crema di ricotta e cannella, e metà con crema di latte e crema al cacao.

    Questo il risultato:

    La cuccìa con crema di ricotta e scaglie di cioccolato.

    cuccìa con la ricotta

    La cuccìa bianca e nera, con crema di latte e crema al cioccolato.

    cuccìa up and down 
    (Special Thanks per la mamma che prima di cena mi ha portato in regalo questa carinissima tovaglia natalizia!)

    ingredienti

    per la Cuccìa con crema di ricotta:
    • 250g di grano cotto
    • 500g di ricotta
    • 80g di cioccolato a scaglie
    • 4 cucchiai di zucchero
    • cannella
    preparazione


    Mescolare la ricotta con lo zucchero e la cannella, unire il grano e le scaglie di cioccolato.
    Versare il composto in uno stampo rivestito di pellicola trasparente.
    Sfomarmare per ottenere la forma voluta.


    cuccìa

    per la Cuccìa con crema di latte e cioccolato:
    • 250g di grano cotto
    • 1/2 lt di latte
    • 40g di fecola di patate
    • scorzetta di limone
    • 3 cucchiai di zucchero
    • 30g di cacao in polvere zuccherato
    preparazione

    Mettere il latte a bollire su fuoco basso.
    Prenderne una parte, e amalgamarla con una frusta alla fecola di patate.
    Versarla poi nel pentolino con il restante latte, la scorzetta grattugiata, zuccherare, e mescolare per qualche minuto finché non si addensa.

    Dividere la crema di latte in due parti uguali.
    Mescolare metà del grano cotto ad una delle due parti della crema e tenere da parte.
    Mescolare all'altra parte di crema di latte il cacao, e poi il grano.

    Rivestire una forma da budino di pellicola trasparente.
    Versare la parte bianca e mettere in frigo a rassodare per qualche ora.
    Versare ora la parte al cioccolato.
    Riporre ancora in frigo a rassodare.
    Servire fredda.

    Gateau di patate

    Il gateau di patate è uno sformato generalmente condito con prosciutto e formaggio, ma che si presta a varie interpretazioni per quanto riguarda forme e condimenti. Ha una caratteristica crosticina di pangrattato dorato in superficie, che lo rende irresistibile.

    gateau

    Un classico, che nel giorno di Santa Lucia a Palermo viene servito in tutte le sue varianti. La mia è semplice, fa un profumo inimmaginabile, è una versione light (per quanto è possibile) quindi ho evitato troppe uova e il burro (complice la qualità a pasta gialla delle patate, molto ricche di amido, che non hanno avuto bisogno di troppe uova per compattarsi). Le dosi sono per il mio esercito di amici, potete tranquillamente ridurle.

    fetta di gateau

    ingredienti
    • 2 chili abbondati di patate lessate e sbucciate
    • 2 uova
    • 300g di formaggio a vostra scelta, io ho usato l'Asiago
    • 400g di prosciutto cotto in una sola fetta
    • 250g di mortadella in una sola fetta
    • formaggio grattugiato
    • pangrattato

    preparazione

    Schiacciare le patate allo schiacciapatate, non al mixer per non far perdere loro l'amido
    Condirle con sale, pepe e formaggio grattugiato.
    Mescolarle con le uova sbattute e il prosciutto a dadini.
    Disporre la metà dell'impasto in una teglia unta e cosparsa di pangrattato.
    Farcirla con il formaggio e la mortadella a fette.
    chiuderla con il rimanente impasto, cospargere di pangrattato e olio.
    Infornare a 200° per 30 minuti.
    Servire freddo.

    Suggerimenti e consigli:
    il ripieno può variare a vostro gusto, da noi si usa anche condito con un ragù ai piselli.

    gateau di patate

    Torta di farina di ceci e verdure: farinata

    La ricetta della torta di farina di ceci è ancora ispirata a Sweetcook: altro sformato che si può preparare con anticipo e che usa un ingrediente tipico palermitano: la farina di ceci.
    Altra ricetta per la cena di Santa Lucia.

    farinata con verdure

    La farina di ceci si usa per fare le panelle, ma anche stavolta non avevo voglia di friggere. Ho quindi optato per una ricetta che nella confezione della farina è riportata come Farinata (piatto ligure) a cui io ho aggiunto le verdure.
    farinata fetta

    ingredienti

    • 300g di farina di ceci
    • 750g di verdure miste: piselli, carote, fagiolini, peperoni, mais, 750ml di acqua
    • 5 cucchiai di olio d'oliva
    • 1 spicchio d'aglio
    • sale e pepe
    • acqua 900gr circa
    preparazione


    Rosolare le verdure in padella per qualche minuto con uno spicchio d'aglio in camicia che poi leverete, in un pò d'olio.


    Mescolare i cucchiai d'olio con la farina di ceci, unendo l'acqua poco alla volta fino ad ottenere una pastella densa (eventualmente non aggiungerla tutta). Salare e pepare.

    Rivestire una teglia di carta da forno, bagnata, strizzata e unta d'olio.

    Versare la pastella nella teglia, posizionare le verdure e passare in forno già caldo a 180 C° per 35-40 minuti.


    fetta di farinata


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    © Melazenzero. Immagini e contenuti sono protetti da copyright. Si prega di non utilizzare le immagini senza previa autorizzazione. Se si vuole ripubblicare questa ricetta o i concetti espressi nella descrizione, si prega di ri-scrivere la ricetta con parole proprie, e porre sempre e comunque un link a questo post per la ricetta.


    Sformato di riso con salsiccia e pistacchi

    IMG_0629

    Questo sformato di riso è la prima delle ricette che sto preparando per la cena di Santa Lucia.
    La ricetta è ispirata alle arancine di Sweetcook: lo sformato nasce dall'esigenza di preparare con anticipo la cena, di non cucinare sul momento, di fare un piatto tradizionalmente a base di riso e di evitare la frittura delle arancine.
    Al centro potete notare il particolare dei pistacchi, la salsiccia sbriciolata, e la parte cremosa bianca è invece una besciamella densa.

    sformato di riso ai pistacchi e salsiccia

    ingredienti
    • 500g di riso per sformati
    • besciamella densa (ottenuta con 1/2 lt di latte, 40g di farina, 40g di burro, sale, pepe e noce moscata)
    • 200g di salsiccia tolta dal budello
    • 150g di pistacchi
    • 1 uovo grande

      preparazione

      Lessare il riso e allargarlo perché si raffreddi.
      Condirlo con uovo sbattuto e poca besciamella.
      Disporne la metà in una teglia unta e cosparsa di pangrattato.
      Versarvi la salsicia apppena rosolata in padella, i pistacchi e la restante besciamella.
       Coprire col rimanente riso, cospargere di pangrattato, un filo d'olio, e infornare a 180° per 25 minuti.

    giovedì 11 dicembre 2008

    Arancine dolci di nonna Lilla

    Arancine-dolci
    http://www.nonnagilda.it/2010/12/14/arancine-dolci-al-cioccolato-fondente-di-ornella-sportaro/
    Le arancine dolci sono una variante delle arancine classiche. Mia suocera le preparava sempre. Piccoline, minuscole, da piccola pasticceria, le cucinava nel giorno di Santa Lucia insieme alla tradizionali arancine salate.

    Il procedimento è molto più semplice di quelle tradizionali, e a contrario di queste ultime, si preparano al momento, e non il giorno prima.

    Anche le arancine dolci sono fritte, e il ripieno può variare, a vostra scelta, o con nutella (piccole cucchiaiate messe a solidificare in freezer prima di usarle), o con un pezzetto di cioccolato fondente.

    Per ogni riferimento alla tecnica per le arancine classiche vedi anche qui.


    Questa è la ricetta di Lilla.

    Ingredienti:

    • 200 g di riso
    • 50 g di zucchero
    • 350ml di latte
    • 1 uovo
    • 120 g di farina
    • 150 g di pangrattato
    • ½ cucchiaino di cannella
    • olio extravergine di oliva per friggere, sale
    • nutella o pezzi di cioccolato per il ripieno
    Procedimento:
    Fate lessare il riso in una casseruola con il latte e un pizzico di sale, finché il riso avrà assorbito tutto il latte, ma non fatelo scuocere perchè se no viene bruttissimo.
    Unite lo zucchero e la cannella, mescolate e fate freddare.
    Prendete un poco di riso raffreddato sul palmo della mano e formate la mezzaluna delle arancine che riempierete all’interno con un cucchiaino di nutella o un pezzetto di cioccolato. Per agevolare l'operazione, se usate la nutella, surgelatela la sera prima a piccole palline, che poi vi verrà più facile usare come ripieno.
    Chiudeteli, modellateli a forma rotonda e passateli nella pastella ottenuta con farina e acqua, poi nell’uovo sbattuto ed infine nel pangrattato.
    Friggetele in abbondante olio bollente.
    Passatele nello zucchero semolato e servitele calde.



    Nota: Vedi anche questo articolo.

    mercoledì 10 dicembre 2008

    Le arancine: Santa Lucia a Palermo (13 dicembre)

    arancine

    A Palermo si racconta questa storia che commemora Santa Lucia.

    Da tempo una carestia affamava la popolazione, e non arrivavano in città navi mercantili con carichi di cibo. Chiesta una grazia alla Santa, all'improvviso arrivò una nave con un carico di grano.

    La popolazione, troppo affamata, cucinò il grano senza molirlo, e da allora, per devozione alla santa, in quel giorno non si mangiano prodotti a base di farina, ma solo grano "grezzo" (in grani) e farine ricavate da altri cereali (ceci, riso, patate).

    Ciò significa che diventa la festa delle cose alternative alla farina di frumento come le tipiche arancine, la cuccìa, le panelle, le crocché, gli sformati di patate come il gateau. In pratica, giorno di abbuffate.

    Da alcuni soprannominato "l'Arancina-day", oggi, invece di rispettare la tradizione di consumare cibi poveri, tutti i palermitani si fiondano su ogni genere di ben di dio, tanto che il prezzo delle arancine lievita come le quotazioni in borsa, trovarle dopo le prime ore del mattino comincia a diventare difficile perché vanno a ruba, e la città si riempie di odore di frittura.

    Qui vi propongo la ricetta delle ARANCINE (vi prego, non chiamateli arancini!!!), che prendono il loro nome dalla forma di piccole arance.

    Diciamocelo pure, non è che siano proprio facili da preparare. Il procedimento non richiede particolare abilità, ma è di certo laborioso, richiede tempo e pazienza, e una certa manualità.

    E solo per scriverlo ci ho messo un giorno intero!

    Ma non scoraggiatevi: di seguito cerco di spiegarvi come si preparano. E se vi serve aiuto, scrivetemi.

    1. Innanzi tutto il riso:
    va preparato con un giorno di anticipo, come fosse un timballo. Usate una qualità adatta agli sformati, e che, contrariamente a quanto si pensi, contenga molto amido, in modo da "appiccicarsi bene" (non deve rimanere sgranato) quindi un parboiled, un ribe o un vialone nano. Le scuole di pensiero sono due: chi lo prepara come un risotto, chi lo lessa al dente (finché non ha assorbito tutto il brodo) e poi lo condisce. In ognuno dei due casi la base dev'essere MOLTO gustosa, aggiungerete infatti dei fiocchetti di burro e un bel pò di sale, altrimenti le arancine non sapranno di niente. La quantità di riso dovete regolarla a seconda di quante arancine volete ottenere.


    Orientativamente calcolate 30-40g di riso per arancina (grande).
    Una volta cotto lasciatelo asciugare bene.
    Ve ne propongo una quantità limitata, penserete voi a moltiplicarla:

    • 500 gr di riso per risotti
    • fiocchetti di burro
    • Zafferano o Curcuma (per ottenere il giallo)
    • 1lt di brodo di carne o di verdura

         2.  Il condimento:
    anche se ormai le fanno con vari ripieni, le classiche sono alla carne o al burro, rispettivamente a forma di palla o di pera (per riconoscere cosa c'è dentro!) 

    Per quelle alla carne:
    preparate un ragù ristretto con un giorno di anticipo.


    Io lo faccio così:

    • 400 gr di carne tritata
    • 100 gr di piselli (fondamentali!)
    • 2 cucchiai di concentrato di pomodoro + 300g di passata di pomodoro (circa)
    • Cipolla, sedano, carota (tritati finemente)
    • un buon vino per sfumare.

    Per agevolare l'assemblaggio delle arancine alla carne, una volta cotto il ragù ristretto, mettetelo per un'intera notte in frigo, nel reparto più freddo, o meglio ancora congelatelo in bicchierini da caffè di plastica: vi aiuterà a non farlo sbrodolare quando dovrete sigillare il riso.


    Per quelle al burro:

    • 500g di besciamella soda e già pronta,
    • 250g di prosciutto a dadini,
    • 300g di formaggio filante (scamorza o asiago),
    • sale, pepe, abbondante noce moscata,
    • formaggio grattugiato a vostra scelta.

    La besciamella dev'essere poco liquida, piuttosto soda e fredda, come indicato sopra per il ragù è meglio prepararla in anticipo e usarla semi-congelata.

    In entrambi i casi mescolate qualche cucchiaiata di condimento (non troppo) al preparato di riso.

        3.  Per la panatura

    (dipende da quante arancine panate, ma fatene sempre in abbonadanza perché rimanere senza a metà dell'opera è 'na tragedia):
    • 3 cucchiai di farina
    • 3 uova
    • 300g di pangrattato



       4.  Andiamo al procedimento, ovvero come sporcarsi davvero le mani:

    * Bagnate imprescindibilmente ogni mano prima di toccare il riso, ogni volta: le mani dovrnno essere sempre pulite e senza residui di riso.
    * Prendete un pugnetto di riso e mettetelo nella mano sinistra, creando una mezzaluna
    * Fate al centro una piccola conca, che riempirete con il ragù o con il ripieno di besciamella
    * Chiudete la mezzaluna con un'altra parte di riso e sigillate bene ogni parte aggiungendo un po' di riso dove serve, in modo che non vi siano "buchi".
    * Compattando con entrambe le mani (che bagnerete ancora se necessario) date la forma di palla se sono al ragù, appuntitele da un lato a pera se invece sono al burro.
    Questa sottile pellicola di acqua consentirà di aderire meglio alla farina che state per utilizzare e compatterà bene il riso, quindi non preoccupatevi di bagnare la vostra arancina.

    preparazione delle arancine

    Panate ora le arancine che avrete ottenuto, tutte uguali, preparando una boulle diversa per ogni ingrediente.
    Passatele prima nella farina, rimuovendo quella in eccesso, poi nelle uova sbattute, rimuovendo ancora l'uovo in eccesso in modo che non coli nel prossimo ingrediente, infine nel pangrattato.
    Alcuni aggiungono alle uova un po' di farina o fanno una pastella solo con farina e acqua, senza utilizzare l'uovo.

    preparazione delle arancine


    Friggetele in un pentolino riempito di olio o in friggitrice, assicurandovi che l'olio mantenga sempre la temperatura, e che ogni arancina sia immersa uniformemente. Non cuocetene troppe per volta e tenete l'olio a temperatura vivace, ma non troppo alta, altrimenti brucerete l'esterno senza riscaldare (o in alcuni casi scongelare) l'interno.

    Appena immersa ogni arancina nell'olio bollente, attendete qualche istante in modo che la panatura si sigilli, quindi spostatela delicatamente dal lato opposto, sigillate ancora, e fate lo stesso su ogni lato. Questa operazione dev'essere rapida in modo che l'umidità non crepi la panatura. Fatto questo potete far terminare la cottura fino a doratura.


    Ed ecco il risultato finale, anche se non perfettamente rotondo!

    arancine

    domenica 16 novembre 2008

    Crocchette di latte

    Le crocchette di latte, a Palermo, sono famosissime almeno quanto le crocché di patate ("i cazzilli"). Fanno parte di quella categoria che in inglese si chiama street-food, cibo da strada, ovvero quel cibo che si può mangiare passeggiando.
    crocchette di latte



    La tradizione gastronomica siciliana ne è piena, ed ognuna di queste pietanze ha una storia da raccontare.
    Arancine, sfincione, pane e panelle, pane con la milza, crocché o cazzilli, e la famosa "rosticcerìa". Non tutti lo sanno, ma queste crocchette (croquet, in francese) sono state importate in sicilia dai monsù, ovvero i cuochi francesi a sevizio degli aristocratici siciliani (il periodo è circa il Seicento). IN realtà, dunque, non nascono come cibo da strada, povero, ma cibo per i nobili.
    La particolarità di questa ricetta è che, a differenza di quelle di patate, sono panate. L'abilità sta tutta nel dare la giusta consistenza all'impasto, di modo che non si aprano in frittura.
    Conosco un posto in città dove le preparano divinamente...


    ingredienti

    * latte, 1litro 
    * burro, 50g
    * farina, 500g

    * uova, 2
    * sale
    * pepe
    * noce moscata
    * parmigiano,
    4 cucchiai
    * pangrattato, 500g


    Per friggere: olio d'oliva

    preparazione

    Far sciogliere il burro in una pentola ed unirvi 5 cucchiai di farina, mescolare per qualche minuto, come se preparaste la besciamella, ed unire il latte a poco a poco.


     Salare e mescolare continuamente fino a bollore.


    Quando la besciamella sarà molto densa, togliere il pentolino dal fuoco, e condire con sale, pepe, parmigiano grattuggiato e abbondante noce moscata.


     Lasciare raffreddare, quindi unire un uovo sbattuto, mescolando per farlo amalgamare bene.
     

    Versare il composto su una superficie fredda ed unta, preferibilmente marmo, ma va bene quasiasi superficie inumidita (ad esempio un piatto). Lo spessore dev'essere circa un centimetro.

    Tagliare quindi in rettangoli e lavorateli con le mani unte o umide per dare la forma della crocchetta.


    Passare le crocchette prima nella farina, poi nell'uovo sbattuto e per ultimo nel pane grattuggiato e friggere in olio caldissimo. Servire tiepide.


    Questa ricetta partecipa alla raccolta Sfizi in tavola


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    E' per questo che ogni tanto latitiamo...