C'era una volta, nel lontano 1920, un tale che si chiamava Musco Pandolfini, attore catanese che invitò a pranzo Nino Martoglio, commediografo. La signora Saridda D'Urso, moglie del Pandolfini, servì per l'occasione un piatto di pasta al pomodoro, accompagnato da melanzane fritte, basilico e abbondante ricotta salata.
[Ora, immaginiamoci la scena: il marito invita il collega a pranzo, e la signora non sa che cucinare. cosa c'è di più facile di un piatto di pasta con la salsa? Se poi è estate, si cerca anche di vestirlo a festa... e allora si arricchisce con altri ingredienti.]
La tradizione vuole che l'ospite, il signor Martoglio, avendo gradito il piatto, esclamò "Signora Saridda, chista è 'na vera Norma!"
[Eh menomale, ché quando devi improvvisare un pranzo, ricevere pure i complimenti del collega è una soddisfazione!]
Dal momento che i catanesi andavano già abbastanza fieri del loro conterraneo Vincenzo Bellini, già dal 1831 (anno del debutto della Norma di Bellini a teatro) usavano questa espressione per indicare qualcosa che fosse ineguagliabile, una "norma", una regola di perfezione.
[La cantante del debutto, per ironica coincidenza, si chiamava Giuditta Pasta!]
L'espressione di Martoglio quindi, nella sua ambiguità, celebra due passioni tutte siciliane: la cultura (musicale) e la buona tavola.
Da allora i catanesi hanno fatto loro questo piatto molto semplice, e conosciuto in tutte le cucine della regione, dalla cuoca più anziana alla più giovane.
Da noi è il piatto principe dell'estate: non se ne può fare a meno! La chiamiamo Pasta Salsa&Melanzane, ed è un tormentone di ogni bella stagione: la mangiamo spessissimo, e se ne discute sempre: melanzane sì, melanzane no, fettine o dadini, etc.
I suoi ingredienti sono la base per una semplice pasta al forno, che a Palermo si prepara con gli anelletti, e poi si inforna con una spolverata di pangrattato e formaggio grattuggiato in superficie.
La ricetta originale prevede le melanzane fritte a fette, ma io per praticità le friggo a dadini (si fa più in fretta). Qualcuno suggerisce anche di friggerle a filetti, che con gli spaghetti si arrotolano meglio nella forchetta.
Il nome della italianissima (anche nei colori) Pasta alla Norma, ha un'origine legata ad un ristretto gruppo di persone, che ha poi fatto scalpore diventando famoso. Alcuni sostengono per questo che sarebbe più corretto dire "Pasta con la Norma", o "Pasta con Norma", ma io trovo spoetizzante adattarlo in questo modo, e trovo più fedele interpretare il suo nome pensando che questa è una pasta alla Norma, ovvero, a regola d'arte.
Ad ogni modo, potranno pure provarci, i puristi: i siciliani continueranno a chiamarla pasta alla Norma!
PostScriptum: la Norma, per intenderci, è quella che contiene l'Aria "Casta Diva"...
[Ora, immaginiamoci la scena: il marito invita il collega a pranzo, e la signora non sa che cucinare. cosa c'è di più facile di un piatto di pasta con la salsa? Se poi è estate, si cerca anche di vestirlo a festa... e allora si arricchisce con altri ingredienti.]
La tradizione vuole che l'ospite, il signor Martoglio, avendo gradito il piatto, esclamò "Signora Saridda, chista è 'na vera Norma!"
[Eh menomale, ché quando devi improvvisare un pranzo, ricevere pure i complimenti del collega è una soddisfazione!]
Dal momento che i catanesi andavano già abbastanza fieri del loro conterraneo Vincenzo Bellini, già dal 1831 (anno del debutto della Norma di Bellini a teatro) usavano questa espressione per indicare qualcosa che fosse ineguagliabile, una "norma", una regola di perfezione.
[La cantante del debutto, per ironica coincidenza, si chiamava Giuditta Pasta!]
L'espressione di Martoglio quindi, nella sua ambiguità, celebra due passioni tutte siciliane: la cultura (musicale) e la buona tavola.
Da allora i catanesi hanno fatto loro questo piatto molto semplice, e conosciuto in tutte le cucine della regione, dalla cuoca più anziana alla più giovane.
Da noi è il piatto principe dell'estate: non se ne può fare a meno! La chiamiamo Pasta Salsa&Melanzane, ed è un tormentone di ogni bella stagione: la mangiamo spessissimo, e se ne discute sempre: melanzane sì, melanzane no, fettine o dadini, etc.
I suoi ingredienti sono la base per una semplice pasta al forno, che a Palermo si prepara con gli anelletti, e poi si inforna con una spolverata di pangrattato e formaggio grattuggiato in superficie.
La ricetta originale prevede le melanzane fritte a fette, ma io per praticità le friggo a dadini (si fa più in fretta). Qualcuno suggerisce anche di friggerle a filetti, che con gli spaghetti si arrotolano meglio nella forchetta.
Il nome della italianissima (anche nei colori) Pasta alla Norma, ha un'origine legata ad un ristretto gruppo di persone, che ha poi fatto scalpore diventando famoso. Alcuni sostengono per questo che sarebbe più corretto dire "Pasta con la Norma", o "Pasta con Norma", ma io trovo spoetizzante adattarlo in questo modo, e trovo più fedele interpretare il suo nome pensando che questa è una pasta alla Norma, ovvero, a regola d'arte.
Ad ogni modo, potranno pure provarci, i puristi: i siciliani continueranno a chiamarla pasta alla Norma!
PostScriptum: la Norma, per intenderci, è quella che contiene l'Aria "Casta Diva"...
Per 4 persone:
- pomodori rossi tondi, 500g
- cipolla bianca, 1 media
- olio e.v. d'oliva, q.b.
- sale
- basilico fresco, qualche foglia
- alloro, qualche foglia
- pasta (spaghetti, o maccheroni), 400g
- ricotta salata, 100g
- melanzana viola, 1 grande
- olio per friggere
Preparate il sugo di pomodoro.
In una pentola mettete a bollire i pomodori lavati interi per pochi minuti.
Scolateli, raffreddateli e spellateli.
Passateli quindi al passaverdura.
Mettete il succo in una pentola insieme alla cipolla tritata a velo, un pizzico di sale, una foglia di alloro, e fate cuocere finché non si addensa. Prima del termine della cottura unite del basilico intero.
Friggete le melanzane.
Io uso la melanzana viola che non ha bisogno di essere spurgata in acqua e sale perché non è amara.
Ponete l'olio a scaldare in un tegame stretto e lungo, in modo che possa contenere una discreta quantità di melanzana.
Tagliatela, lavatela, asciugatela e friggetela solo quando l'olio sarà bollente. Non eccedete nella quantità per non raffreddare la temperatura dell'olio, che dev'essere mantenuta alta (per un fritto croccante e asciutto). Sgocciolate su carta assorbente.
Cuocete la pasta.
Conditela, una volta al dente, con il sugo di pomodoro, e un'abbondante spolverata di ricotta salata. Non eccedete quindi nel salare l'acqua di cottura.
Unite le melanzane sulla superficie del piatto, e decorate con foglie di basilico.
6 commenti:
E' stato un piacere per me scoprire da dove viene il nome di questa ricetta fantastica, grazie mille per averla condivisa !!
ed ora conosco anche il perchè di questo bel piatto di pasta :D
Che dire: splendida.
Non hai idea da quanto tempo ho in mente di provarla! Dev'essere di un buono... un abbraccio e buonissima giornata
La nonna del mio fidanzato che era di Agrigento le melanzane le friggeva a striscioline in effetti... Comunque a striscioline, a fettine o a dadini le melanzane fritte sono sempre deliziose!!! :D
Buona... ne sento l'odore... ma non la posso fare perche' qui la ricotta salata non esiste. Ecco una cosa da mettere in valigia al primo salto in Italia.
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