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giovedì 31 gennaio 2013

Liberiamo una ricetta: un bagno al cioccolato (ricetta antidepressiva, stimolante, drenante ed idratante)

Il cioccolato ha molte proprietà benefiche che possono essere sfruttate anche senza mangiarlo: se siete a dieta, quindi, non rinunciate al piacere di immergervi in questa coccola, e di beneficiare dei suoi effetti. Si tratta della terapia del profumo, nota sin dall'antichità ed oggi sempre più di moda soprattutto nei centri estetici.

foto: taccuini storici.it

Le sostanze aromatiche, con cui entriamo in contatto attraverso l'olfatto, hanno un legame col benessere delle persone. Tutti ormai conoscerete l'importanza degli olii essenziali, e di come possano influire sulla psiche.

Il cacao ha un naturale effetto antidepressivo ed eccitante: stimolando la produzione di serotonina (l'ormone del benessere) è in grado di procurare un certo benessere psicologico e renderci carichi di energia positiva. E', inoltre, molto ricco di magnesio, un minerale utile nella ricerca del buonumore.
Sapevate che il segreto della gradevolezza del cacao sta nella presenza di oltre 600 "ingredienti" (composti volatili) presenti nelle fave di cacao?

Il sale, come sappiamo, è responsabile della ritenzione idrica. Ma proprio questa sua capacità di assorbire acqua può essere sfruttata per ottere un effetto drenante ed emolliente, se invece di ... ingerirlo lo usiamo sulla pelle.

L'olio d'oliva, infine, oltre ad essere un ingrediente fondamentale per emulsionare la nostra ricetta casalinga, recentemente occupa sempre più spazio nella cosmetica per la sua capacità di idratare in profondità, lenire le infiammazioni e le irritazioni, e curare le piccole ferite superficiali e donare alla pelle un aspetto giovane e tonico.

foto: pourfemme.it

Tornando a me... ho qualcosa da raccontarvi.
Ho visto molti blog diventare monotematici su molte cose. Le diete ne sono solo un esempio.
Ultimamente il mio blog non sfugge a questo fenomeno (e di questo mi scuso), e la spiegazione è molto semplice: il mio blog vive di quello che vivo io, e l'unica cosa di cui posso (e voglio) raccontarvi è quello che io faccio, provo, realizzo.

Essendo a dieta, quindi, le ricette che vedete (per fortuna non solo quelle) sono per lo più legate a quello che cucino. Il desiderio è di permettere a qualcuno di trovare qualche risposta, qualche idea, così come io vorrei alcune volte, quando mi scervello su cosa mettere in tavola o come combinare alcuni alimenti.

Questa ricetta-che-non-si mangia è nata all'inizio di questo periodo di cambiamento, quando la voglia di cioccolato era fortissima. Dato che non ho iniziato solo un percorso di "rieducazione alimentare", ma anche "sensoriale" (e questa è forse la sfida più grande) vi propongo oggi il mio motto: se non puoi mangiarlo, puoi farlo.

Nel contesto in cui viviamo sono tanti i fattori che ci portano all'anestesia, o se vogliamo, alla distrazione: fatichiamo ad usare tutti i nostri sensi, presi da tante cose diverse (che sicuramente si intrecciano con la nostra storia) e finiamo col perdere l'attenzione per le piccole cose. La mia dieta si accompagna a questa piccola-grande sfida quotidiana, che consiste nel volgere lo sguardo anche altrove.

I profumi ne sono un esempio. Lo stomaco troppo pieno attutisce le altre sensazioni, quando invece possono essere molto gradevoli. Se a questo abbiniamo anche un massaggio esfoliante, la coccola sarà garantita e anche le sensazioni tattili avranno la loro parte.

Oggi dunque non si cucina su Melazenzero: ma non per questo il benessere non è assicurato. Sono alla ricerca della ricetta perfetta, ma se qualcuno di voi avesse già la bella abitudine a questi esperimenti, o se provando avesse qualche bella intuizione, vi invito a condividerli con me!

Con questa ricetta partecipo al progetto "Liberiamo una ricetta"

  
Nel link di riferimento troverete tutte le ricette partecipanti. E quindi...

"Le storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia. Questa ricetta la regalo a chi legge. Non è di mia proprietà, è solo parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente andare per il web".
ingredienti
  • 1 kg di sale fino (va bena anche grosso ma fa un pò male!)
  • olio extra vergine d'oliva
  • 2 cucchiai abbondanti di cacao in polvere amaro, non trattato + 1 cioccolata in tazza fatta con acqua e lo stesso cacao
  • bagnoschiuma allo yogurt e cioccolato (ne esistono molti in commercio)
preparazione

Mescolate in una tazza 500g di sale e ricopritelo d'olio quanto basta ad ottenere un impasto cremoso, che dovrete usare come peeling.

Preparate una tazza abbondante di cioccolata secondo le vostre abitudini: resistete alla tentazione di mangiarla! :-)

Riempite la vasca con il sale rimanente e climatizzate la vostra stanza da bagno.

Aggingete al composto sale/olio due cucchiai di cacao amaro, ed utilizzatelo su tutto il corpo come peeling, massaggiando delicatamente nelle zone che volete esfoliare ed energizzare (viso compreso).

Versate la cioccolata nell'acqua del bagno insieme ad un pò di bagnoschiuma al cioccolato: il profumo sarà intenso... enjoy! (Consigliata musica adeguata in diffusione)

Rilassatevi per un tempo sufficiente, e uscite dalla vasca prima di addormentarvi :-) dopo esservi risciacquati.


lunedì 28 gennaio 2013

Pancarrè con starter Tang Zhong (o water roux) con lievito naturale secco: una ricetta facile e buona

Oggi parliamo di un pancarrè soffice, che si prepara senza alcuna fatica. E' a lievitazione naturale e ha un gusto davvero genuino. Si prepara con un metodo particolare e facilissimo, che si chiama Tang Zhon, o water roux, che io ho imparato leggendo il bellissimo post di Martina. Serve a rendere i lievitati soffici per diversi giorni come appena sfornati, e vi confermo che è così.

Pancarrè con metodo Tang Zhong o water roux e lievito naturale secco

A volte certe ricette mi chiamano come il canto delle sirene. Il post di Martina l'avrò letto cento volte, da quando l'ha pubblicato: eggià, è quasi un anno che lo leggo, e che di tanto in tanto ci torno. Non so perché non mi ero ancora deciso a provarlo... beh, un pò lo so, il perché.
Io mi sono sempre dichiarata (più per paura che per altro) incapace ad avere a che fare coi lievitati. E così, pur avendo salvato questa ricetta, ho sempre pensato che fosse impossibile per me.

E' successo anche che mia figlia, che come molti bambini vive di periodi di amore intenso per un alimento per poi dimenticarsene puntualmente, all'improvviso ha cominciato a mangiare pancarrè a tutte le ore. Era ancora un anno fa, io non ero a dieta, mangiavo di tutto e di più, e quel pancarrè industriale mi restava sempre sullo stomaco (ho scoperto poi che è perché contiene, tra le altre cose, alcool).

Ma se non la digerisco io, pensavo, come fa a digerirlo lei che è così piccola? E così, dopo l'estate, al rientro dalle vacanze sull'isoletta, ho deciso di provare: era appena iniziata la scuola, e lei a merenda voleva sempre il pancarrè con la marmellata.

Pancarrè con metodo Tang Zhong o water roux e lievito naturale secco

Il giro di boa è stato quando ho scoperto l'esistenza in commercio del lievito naturale secco (ce ne sono diversi in commercio, ed io di volta in volta vi indico le marche perché possiate regolarvi con le dosi).
Non mi sento ancora pronta per la pastamadre, nel senso che mi affascina, ma non credo riuscirei a farne un uso costante e quotidiano (in famiglia non consumiamo lievitati, se non per la merenda di Brioscina) , e quindi averci a che fare sarebbe per me uno spreco di tempo e di ingredienti (per i rinfreschi).
Però, avere a disposizione un pò di pastamadre pronta, diciamo che, ecco, mi farebbe comodo per ricette particolari. Comprarla? Non credo: ho capito che la pastamadre che usano in panetteria non è un prodotto totalmente naturale, ma è preparato con il lievito che vi ho appena citato sopra, e che posso comprarmi io stessa. Come ho fatto.

Questo prodotto ha una parte di lievito di birra: molto bassa, ma serve per attivare il lievito naturale essiccato. Non è dunque esente dalle controindicazioni del lievito di birra (per chi ne è intollerante, ad esempio), ma ho scelto comunque di usarlo perché il risultato in termini di fragranza e lievitazione è notevolmente migliore rispetto al solo lievito di birra.

E così, da qualche mese a questa parte (fatta eccezione per l'ultimo panettone che ho fatto senza lievito di birra), c'ho preso gusto: mi piace riadattare tutte le ricette ad una lievitazione più... naturale (se mi fate passare questo termine).
Quindi quel che ho fatto è stato prendere la ricetta di Martina e riadattarla al mio lievito: ovvero, aggiungendo il lievito naturale secco e 20g di liquido in più.

E questo è il risultato.

Pancarrè con metodo Tang Zhong o water roux e lievito naturale secco

Cosa posso dirvi sul metodo water roux?
Senza saperlo lo conoscete tutti: è il primo passaggio che tutti fate quando preparate una bechamel: idratate un pò di farina nel burro, e poi aggiungete liquido (in quel caso il latte).
Uno dei primi articoli che parla di questo metodo per i prodotti da forno è comparso è sul blog PappaReale, che lo descrive così:
Il tang zhong è una tecnica cinese, che risale a molti secoli fa, con cui la popolazione preparava gli spaghetti e la pasta per gli involtini, successivamente trasferita anche nella preparazione del pane che risulta essere molto più soffice e profumato. E’, in pratica, un mix di una parte di farina e cinque parti d’acqua che portato a 65°C diventa un composto denso e traslucido.
Spiegazione: alla temperatura di 65° le proteine (il glutine) gelatinizza e si ottiene un roux, che aumenta la capacità di assorbimento di acqua così che il prodotto finale sarà più idratato. In pratica fa le veci di burro e grassi che di solito si utilizzano nei prodotti industriali (alla voce "emulsionanti") per ottenere un'alveolatura piccola e fitta, e una consistenza elastica e durevole per giorni. Si prepara questa "pappetta" prima di impastare (ma si conserva in frigo fino a tre giorni) e una volta raffreddata si aggiunge all'impasto della vostra ricetta.


ingredienti

Per uno stampo da plumcake (lunghezza 25cm) 

per il Tang Zhong o water roux:

15g di farina 0
75g di acqua

per l'impasto:

120 g. di farina Manitoba
120g di farina 0
60 ml. di latte tiepido
75 ml. di acqua
20 ml. di olio di oliva o di arachidi
10 g. di zucchero di canna
25g di lievito naturale essiccato (Molino Rossetto) + 20g di acqua
4g. di sale
65 g. di Tang Zhong


preparazione

Mescolate in un pentolino 15g di farina con 15g di acqua in modo da creare una crema senza grumi e poi aggiungete il resto dell'acqua sempre mescolando bene.

Ponete il pentolino su fuoco medio basso e portate il tutto a 65°. Se non avete un termometro vi accorgerete che il Tang Zhong è pronto quando si addenserà diventando gelatinoso; quando, mescolando, riuscirete a vedere il fondo del pentolino (la prima foto nella sequenza qui in basso).

Pancarrè con metodo Tang Zhong o water roux e lievito naturale secco

Coprite con pellicola che bucherete per far uscire il vapore e mettete da parte lasciando raffreddare.

Nel frattempo unite tutti gli altri ingredienti eccetto l'olio nell'impastatrice ed un pugnetto di farina (che vi terrete da parte per agevolare l'incordatura) e cominciate a impastare fino a quando otterrete un impasto liscio e omogeneo.

Aggiungete ora l'olio in più volte mettendo la quantità successiva solo dopo che l'impasto avrà incorporato la prima.

Fate incordare l'impasto (ci vorranno almeno 20-30 minuti). Quando necessario, unite una spolverata di farina che avete tenuto da parte.

A questo formate un rettangolo schiacciando l'impasto con le mani e ripiegate a portafoglio, poi ruotate l'impasto di 90° e ripetete ripiegando nuovamente a portafoglio.

Ora formate una palla e mettetela a lievitare in un contenitore oliato (fate un segnetto lì dove arriva l'impasto prima che lieviti). Attendete che l'impasto raddoppi.

Trascorso questo tempo, stendetelo di nuovo in forma rettangolare e arrotolatelo nel senso della lunghezza formando un cilindro che metterete poi nello stampo apposito per pancarrè oliato.

Schiacciatelo bene sul fondo, chiudete il coperchio e mettetelo a lievitare nel forno precedentemente intiepidito fino a che sarà arrivato a uno o due cm dal bordo.

Ora togliete il pancarrrè dal forno e portatelo a 190°.
Infornate quando il forno sarà arrivato a temperatura, e cuocete per 25 minuti (fate la prova stecchino).

Sformate subito il pancarrè e avvolgetelo in un telo in modo che l'umidità lo mantenga morbido. Lasciate raffreddare e conservate in un sacchetto alimentare.
Si mantiene fresco per diversi giorni.

venerdì 25 gennaio 2013

Gamberi, tonno, vongole con curry e zucchine: ricetta facile e dietetica

Questo piatto di zucchine, gamberi, tonno e vongole al curry e limone  potete servirlo come piatto unico (a mò di zuppetta) se siete a  dieta, ma in realtà mi sembra  un ottimo sugo di pesce per una spaghettata davvero saporita.

Frutti di mare con curry e zucchina

Nella mia dieta i frutti di mare sono a volontà: composti per la maggior parte da acqua, sono facili da trovare nel reparto surgelati, e con questa ricetta vi propongo quindi una preparazione non solo dietetica, ma anche rapida e abbastanza economica.

Frutti di mare con curry e zucchina

Le spezie sono un toccasana per la dieta: permettono di cambiare sempre i sapori, e li rendono molto ricchi quando i grassi non sono consentiti. Io non me le faccio mai mancare. La verdura, poi, è una vera manna: aggiunge sapore, colore, gusto e un mix speciale di vitamine e fibre.

Frutti di mare con curry e zucchina

Se dovessi preparare questo piatto al di fuori dalla dieta, aggiungerei solo un pò d'olio in più (e la pasta, suggerirei linguine!).
Per il resto, vi assicuro, è tutto perfetto.


ingredienti
  • 500g di gamberi surgelati
  • 200g di vongole surgelate
  • 80g di tonno al naturale sgocciolato
  • 1/2 scalogno
  • 1 zucchina genovese
  • 3 gocce d'olio e.v.o. (non ridete!)
  • 1 cucchiaino raso di curry 
  • mezzo limone
preparazione

Mettete i gamberi ancora surgelati un un tegame coperto (in cottura cederanno acqua che vi servirà).

Scongelate le vongole al microonde, scolatele della loro acqua e tenete da parte.

Tritate lo scalogno molto finemente, mettetelo in una padella su fuoco medio (qui in ceramica - 24cm ⌀) bagnatelo con un pò d'olio e irroratelo con l'acqua di cottura dei gamberi per farlo ammorbidire.

Versatevi la zucchina lavata e tagliata a cubetti, portate a cottura al dente, aggiungendo l'acqua dei gamberi se necessario.

Prima che termini la loro cottura unite i gamberi,  il tonno a pezzetti, le vongole, il curry e la scorza di limone grattugiata.

Servite caldo.

mercoledì 23 gennaio 2013

Tortino di alici (a casa di amici): ricetta facile

Il tortino di alici  è una ricetta siciliana, ma ugualmente nota in tutte le regioni di mare, che si prepara con pochi ingredienti semplici. Un condimento goloso e aromatico che si alterna a strati con le alici, e viene poi cotto al forno e mangiato in porzioni. Questa è la mia versione (e una mia storia).

Tortino di alici alla siciliana 

Prendete una donna che sembra non avere mai paura (sembra eh). Prendete un gruppo di sue amiche foodies (no, lei le chiama fooddarole), e portatele, dietro suo invito, a cucinare in casa sua. Sì, perché la suddetta detesta stare ai fornelli, ma adora il buon cibo, la buona tavola e la compagnia. E così, la ricetta è fatta: un open-day-kitchen sotto il cielo (piovoso) di Roma (ma sotto il tetto di casa sua, che avete capito!).

Tortino di alici alla siciliana

Che vi devo dire di questa "matta"? E' una mia amica da tanto tempo, ma come sempre capita, la vita ci ha avvicinato, allontanato, unito e poi diviso. Insomma, una cosa normale, và.
Stare a casa sua equivale per me come andare in una beauty farm: mi rilasso, mi godo la sua compagnia, mi inebrio della sua bella famiglia (con marito-mago-della-brace che stavolta mi ha salvato la vita e la dieta!).

Tortino di alici alla siciliana

Se la conosci, ti rendi conto di quanto lei ci provi gusto, a volte, ad apparire più cattiva di quanto non sia. Non conosco del tutto le ragioni (nel senso che immagino ma non so) che la divertono a mettersi contro tutto e contro tutti, e contro alcuni in particolare. Per metà cow-boy e metà mamma-famiglia-cuore (ma si rifiuterà categoricamente di riconoscerlo, soprattutto se questo comporta per lei il dover preparare una torta), è una pantera nel mondo-là-fuori e poi ricopre i suoi figli di baci.

Tortino di alici alla siciliana

Lei dice che "ogni volta che una mamma (quindi anche io) prepara qualcosa home-made, lei perde un anno di vita". Io non so dirvi  se è per differenziarsi, per marcare strettamente la sua identità, o semplicemente perché oggi voglio raccontarvi di lei in modo un pò ironico e leggero.
Ma non è questo il punto: sono sempre grata a chi mi ricorda che ci sono tanti modi di esistere, e di esprimere la propria femminilità, e so che le voglio un gran bene, anche se non sarò mai come lei.
Anzi, sapete qual è la cosa bella?
Che la vita non è mai solo bianco o solo nero: ciascuno di noi raggiunge la propria stabilità, il suo punto di  salute, nell'equilibrio tra gli opposti, nell'integrazione tra le polarità.
E persino il sole e la luna, di tanto in tanto, si incontrano in un perfetto equilibrio, e combaciano alla perfezione.
Le chiamano eclissi.
E sono uno spettacolo davvero magico che tiene milioni di persone a naso in su.

Tortino di alici alla siciliana

Come dite? Ah, già! Quasi dimenticavo di parlarvi del tortino di alici (ma questa è casa mia, e lo stile del giorno lo decido io :-D). L'ho preparato a casa sua, e l'ho servito come finger-food in un pranzo davvero luculliano. Voi potete servirlo come vi va, perché è un'ottima cena, un gradito antipasto, ed un secondo davvero gustoso.

ingredienti

Ingredienti per 4 persone:
  • 1 kg di alici (deliscate e aperte a libro)
  • 3 o 4 cucchiai di pangrattato
  • 2 pomodori grossi e sodi 
  • 2 spicchi d’aglio 
  • prezzemolo tritato abbondante
  • origano q.b.
  • 3 cucchiai di pecorino o parmigiano grattugiato
  • olio e sale q.b.
  • scorza di limone grattugiata
preparazione

Mettete in una capiente ciotola il pangrattato, gli aromi (prezzemolo tritato, scorza di limone, origano), il formaggio grattugiato e mescolate per amalgamare.

In questo trito panate la alici lavate, deliscate e aperte a libro.
Tenetele da parte.

Aggiungete al trito rimasto un pò d'olio a filo in modo da ottenere un impasto morbido ma compattabile.

Ungete una teglia in ceramica o rivestitela di cartaforno, quindi disponete a strati il pangrattato e le alici, fino a completamento degli ingredienti, terminando col pangrattato.
Schiacciate un pò il tutto con le dita, un modo da uniformare e riempire gli spazi.

Cuocete a 180-200°, forno statico preriscaldato, per 15 minuti circa.
Servite caldo o tiepido.

lunedì 21 gennaio 2013

Flan dolce dietetico: senza zucchero, senza farina, senza grassi. Il dolce senza niente.

Una cheesecake dietetica e senza base (praticamente un flan), che utilizza alcuni degli ingredienti della cheesecake classica e li riadatta alle diete povere di zuccheri e di grassi. Una ricetta "estrema", se volete, che serve a concedersi un sapore dolce quando la dieta non permette altro.

Flan dolce dietetico: senza zucchero, senza farina, senza grassi

Mi sono finora cimentata in molti "senza", ma un dolce senza niente non l'ho mai fatto. Oggi ci ho provato, e non voglio crearvi false aspettative dicendovi che farete un dolce uguale a quello di sempre, tagliando le calorie, i grassi e tutto il resto. Se così fosse diventerei ricca e famosa.

Vi dirò: non sono certa che questo possa davvero chiamarsi "un dolce" (di certo non se paragonato a grandi preparazioni di pasticceria), ma vi assicuro che il suo lavoro sul benessere psicologico lo fa. E questo per una dieta è molto importante, è quello che può fare la differenza tra mollare o non mollare (ed io -che sono alla TERZA SETTIMANA- non voglio mollare!).

Abbiate pazienza (più di quanta ne abbia io). In questa fase in passato ci sono già stata, e per quanto me la fossi quasi dimenticata, oggi la riattraverso con tutta la fatica e la difficoltà di cambiare rotta ed abituarmi necessariamente a strade nuove.

Flan dolce dietetico: senza zucchero, senza farina, senza grassi

Sono in una fase della vita in cui il bivio è molto chiaro: sperimentare l'alternatività, e quindi darmi da fare, muovere gli ingranaggi del cervello, inventare, oppure dire addio alla creatività in cucina, rinunciare a qualunque tentativo e arrendermi all'evidenza che triste e sconsolata dev'essere la vita (fettina ai ferri forever).

Io vorrei potervi raccontare che si può cucinare anche SENZA: ed in alcuni casi si può (il mio blog ne è testimone in alcune pagine), ma ci sono delle condizioni di salute in cui le restrizioni, temporanee o permanenti che siano, non lasciano via di scampo.

Tenete in conto, quindi,  che questa ricetta è un tentativo, perché a stare tanti (e tanti, e tanti) giorni senza gratificazioni alimentari non è facile (ma come si fa, mannaggia!??). Ho usato pochissimi ingredienti consentiti e li ho combinati insieme cercando di fare quel che potevo.

Certo, se come me siete abituati agli ingredienti genuini, allo yogurt intero fatto in casa, allo zucchero di canna bio, sarà dura arrendervi ai dolcificanti. Ma se lo dice il dottore c'è poco da fare.
In buona sostanza, se siete disperatamente a dieta come me, provateci. Potreste rimanerne sorpresi, ed esserne appagati.

ingredienti

Per 4 porzioni (teglia da 18cm, o anche meno)
  • 800 g di formaggio spalmabile 0,2% o ricotta magra (consigliata la seconda)
  • 1/2 yogurt magro bianco
  • 2 uova medie
  • 3 cucchiai di dolcificante (io Stevia bio 100% naturale, e ne ho usato solo 1 cucchiaio raso)
  • 1 fialetta di aroma alla vaniglia i semi di mezza bacca di vaniglia
  • scorza di limone, se gradita
preparazione

Preriscaldare il forno a 160-170°.
Montare con la frusta elettrica il formaggio spalmabile con le uova, gli aromi e il dolcificante.
Rivestire una teglia di cartaforno (e già 'sta cosa non la sopporto) o usarne una in silicone, e versarvi il composto spumoso.
Coprire con un foglio di alluminio o cartaforno per non far brunire troppo la superficie e infornare per 40-50 minuti. Raffreddare e riporre in frigo a rassodare per 2-3 ore.

giovedì 17 gennaio 2013

Hamburger di tacchino light con zenzero e semi di finocchio: ricetta low-carb e senza grassi

L'hamburger di tacchino, così preparato, è molto proteico e privo di grassi o carboidrati. Perfetto per le cure dimagranti, o per chi va in palestra, o per chi vuole mangiare leggero senza rinunciare al gusto.

hamburger di tacchino light con zenzero e semi di finocchio 

Vi state chiedendo come sia possibile mangiare senza l'uso di grassi o di carboidrati, nemmeno un pò di pangrattato quando preparate le polpette? Io sì. Me lo sono chiesta a lungo, pensando che fosse impossibile, e pensando che non mi sarei piegata a cotanta onta nemmeno se me lo avesse imposto il dottore. Poi, semplicemente, me lo ha imposto il dottore. Ed io lo sto facendo.

hamburger di tacchino light con zenzero e semi di finocchio

All'inizio ero molto scettica, ora sono ancora diffidente. Di una diffidenza che però svanisce quando mi ritrovo una cosa buona nel piatto, e gradevole da mangiare. Il segreto sono le spezie: mai piegarsi alla ricetta "sciàpa", senza gusto, solo perché i grassi e i carboidrati sono off limits: la vita potrebbe essere molto brutta senza un pò di inventiva per lavorare sulle risorse (e non sui limiti). In questo modo riesco a mangiare con molto gusto, anche se preferisco non caricare troppo i sapori e godermi anche la loro (ritrovata) semplicità.

hamburger di tacchino light con zenzero e semi di finocchio

Questi due aromi sono molto particolari, e si sposano benissimo col tacchino. Lo zenzero fresco è una meraviglia, ed i semi di finocchio vi ricorderanno la salsiccia, anche se state mangiando qualcosa di molto più magro! Le dosi sono per due persone normali, poco affamate, che mangiano qualcosa prima e dopo. Se volete papparvelo tuto voi, però, nessuno ve lo vieta! :-D

Ricordate che la carne bianca tiene sotto controllo il colesterolo e nell'insieme ci sono poche calorie. Se nella vostra alimentazione non fosse consentito l'uovo, potete prepararlo solo con l'albume.

Scusate per le foto: sono improvvisazioni di pre-pranzo, quando la fame impedisce di attendere oltre. Non sono di grande qualità, ma rendono l'idea.

ingredienti

Per due persone:
  • 400g di tritato scelto di tacchino al 3% di grassi (io Aia; potete realizzarlo in casa tritando della fesa intera)
  • 1 uovo piccolo (è fin troppo, potreste toglierne una parte o aumentare la quantità di carne)
  • 1 cucchiaino scarso di semi di finocchio
  • 1/2 cm di zenzero fresco
  • sale
preparazione 

Versate il macinato di carne in una bastardella (fa figo chiamarla così, vero? :-D Tutti in tv la chiamano così!) e conditelo con un pò di sale e gli aromi.

Sbattete leggermente l'uovo, quindi mescolatelo all'impasto.
Rivestite di cartaforno una padella e versate il composto, compattandolo e dandogli la forma desiderata. Cuocere a fuoco vivo dorando ambo i lati.

martedì 15 gennaio 2013

Shirataki con funghi e verdure: la finta "pasta" dietetica

Gli shirataki di konjac sono un ingrediente della cucina giapponese a forma di spaghetti. A base di glucomannano, non contengono carboidrati, glutine o grassi. Sono completamente naturali e a bassissimo apporto calorico, quindi perfetti per molte diete, intolleranze o regimi alimentari terapeutici. Ma sono anche buoni e sfiziosi, quindi perfetti per la cucina etnica!

Shirataki con funghi e verdure

Vi avevo promesso un nuovo stile su Melazenzero, in linea con la dieta che -finalmente- sto seguendo con impegno. In pratica, però, la scorsa settimana mi sono arenata su due o tre piatti rapidi e alla griglia che mi consentivano di mangiare in fretta e senza il timore di "sgarrare".

Oggi sono al decimo giorno, e fra alti e bassi sono giunta ad un punto di equilibrio: nella prima settimana è stato un tormento, il corpo si ribellava al cambiamento fisico e mentale, e l'umore traballava, ma finalmente, dopo gli 8 giorni (durata soggettiva), l'organismo si è abituato.

Shirataki con funghi e verdure

La disintossicazione ferrea è durata 6 giorni: una settimana di tossine che sono andate via, di bocca amara, di stanchezza ed astenia, di notti insonni. Ma mai di fame.
"Non temere e vai avanti", diceva il mio coach, "è tutto ok, non stai morendo, ti stai solo depurando". Sorrido. Ma qualche volta mi veniva anche da piangere! In tutto questo mi ripetevo che non c'era altra strada, e che in qualche modo me l'ero cercata, in tanti mesi di trascuratezza e mancanza di consapevolezza.

Poi, domenica ho mangiato al ristorante: sempre nel rispetto di alcuni ingredienti, ma è stato bello. E da lì in poi, la strada è stata un pò in discesa. Ho nuovi alimenti consentiti, mantengo il regime rigidamente, e certe volte il dott mi premia con qualcosa di buono, che mi fa piacere più per la buona condotta che per il gusto di mangiare. Sono brava! 

E così oggi mi sono concessa un volo pindarico nella creatività, e ho CUCINATO: immaginate quanto sia importante per me cucinare? Sì, certo che sì, mi conoscete.
C'era un ingrediente che ultimamente studiavo da vicino, e che ho comprato la scorsa settimana, ma che non avevo avuto ancora il coraggio di sperimentare, ma oggi mi sono presa un giorno di vacanza ed ho aperto la mente: ci vuole il giusto spazio mentale per aprirsi ad ingredienti e tecniche sconosciute.

Questo ingrediente sono gli shirataki o Ito Konjaku in Giappone e Moyu o Juruo in China: sono un ingrediente che riscuote grande successo per le sue virtù benefiche. Oltre ad avere appena 15 calorie per 100g; inoltre è ricco di fibre benefiche per l'intestino e povero di grassi e carboidrati.

Essendo a base di glucomannano, una sostanza che si ricava dalla pianta di konjac, ha proprietà anticolesterolo (se usato con regolarità, in dose di 4g di glucomannano al giorno). Ha la capacità di assorbire fino a 100 volte il suo peso in acqua: dentro lo stomaco, a contatto coi liquidi, si trasforma sostanza gelatinosa  che dona un piacevole senso di sazietà e ripulisce le pareti dell'intestino da scorie e sostanze tossiche.

Shirataki con funghi e verdure

Andiamo agli aspetti più pratici.
Io li ho comprati in un negozio etnico al prezzo di circa 6€ al chilo: sono in confezioni da 250g, li vendono in buste di plastica contenenti acqua e spaghetti, annodati o meno. Potete trovarli in vari siti online di cucina zen.

Come si cucinano.
Aperta la confezione, si sgocciolano, si sciacquano, si cucinano in acqua bollente come gli spaghetti, con un tempo di cottura di 6-8 minuti. Poi si condiscono o, meglio ancora, si spadellano col sugo da voi scelto.

Il loro gusto.
Non createvi false aspettative: non sono pasta e non hanno la consistenza della pasta. Somigliano però agli spaghetti di soia, sono un pò gommosi (non in senso negativo però) ed hanno un sapore totalmente neutro. Conditeli con qualcosa di sugoso, così che possano assorbire il sapore del loro condimento... e diventare buonissimi!

Come si condiscono.
Ragù di carne, di pesce, di verdure. Salsa di soia, e tutto quello che vi suggerisce la fantasia. Credo che dalle mie parti li vedrete spesso! Scolateli, spadellateli, conditeli. E gustateli!

ingredienti

Per 2 persone:
  • 250g di spaghetti di shirataki
  • 300g di funghi misti
  • 250g di verdure a vostra scelta (io broccoletti, porri, carote)
  • scalogno 
  • sale, olio, salsa di soia (facoltativa)
preparazione

Cuocete le verdure al vapore, salatele, tenetele da parte.

Pulite i funghi e lo scalogno. Tagliuzzate i primi e affettate a velo il secondo.
Ungete appena la padella di ceramica o antiaderente, unite lo scalogno tritato e aggiungete un pò d'acqua calda per ammorbidirlo.

Nel frattempo mettete l'acqua sul fuoco, scolate e sciacquate gli scirataki e teneteli da parte fino a bollore.

Mettete i funghi in padella, salate e coprite con un coperchio. Se gradite, aggiungete del peperoncino.

Calate gli shirataki, salate e cuocete per 7-8 minuti come normali spaghetti. Scolate.

Spadellate gli shirataki insieme ai funghi e alle verdure che avrete aggiunto, facendo assorbire loro il fondo di cottura.

Servite con salsa di soia, o, in stile italiano, con del formaggio grattugiato.

mercoledì 9 gennaio 2013

Polpettone (o fishburger) di tonno e salmone: ricetta dietetica e rapidissima

Questi medaglioni di pesce sono una preparazione rapida ma molto nutriente, leggera e saporita. Si preparano al forno, in padella, nella forma che più vi piace, incluse le polpette.

Medaglioni di tonno e salmone

C'è una novità: sono a dieta. Ma davvero però, senza indugi: con tanto di soldini sganciati (di quelli che se perdi la motivazione ti urla il portafogli!) e di referto medico che non ti lascia scelta.
Questa è la mia prima ricetta: è buona, ma che dico, di più! Ma purtroppo è stata fotografata alla famelica ora di pranzo, col cellulare, quindi non ha una buona qualità (ma rende l'idea).

Ma il punto non è questo: altaleno tra momenti di euforia e momenti di depressione pura. C'è poco da fare, i dolci fanno la felicità, nel momento in cui li prepari, li assaggi, li annusi, li guardi... e mi mancano, mi mancano tanto (immaginate la musica triste di sottofondo e i lacrimoni che mi rigano gli occhi come in un cartoneanimato giapponese).

Medaglioni di tonno e salmone

Non posso dire che la mia dieta sia triste e monotona: oggi è il terzo giorno, e potrei sbizzarrirmi più di quello che faccio. Ma sono stanca, tanto stanca, e non per la dieta: in questo periodo ho diversi problemi fisici che contribuiscono a demoralizzarmi. Anche per questo, certe volte non voglio e non posso stare ai fornelli, e opto per il piatto rapido e veloce.

Medaglioni di tonno e salmone

Se mi seguite, nei prossimi giorni vi prometto una carrellata di piatti "consentiti", che faranno piacere a quanti mi chiedono ricette leggere, giornaliere, e a tutti coloro che cercano una cucina-speedy. Perché contrariamente a quanto si pensi, Melazenzero non è solo panettoni: è anche una normale cucina, di gente normale, indaffarata, stanca, o talvolta demotivata.

Se vi va, se vi piace leggermi, se siete a dieta, accompagnatemi in questa maratona: la strada è lunga, ma la salute viene prima di tutto. Piangerò spesso, sappiatelo, se continua come in questi giorni, ma voglio tenere duro! Lo scrivo pubblicamente. Spero di non pentirmene :-)
[Intanto ho già perso quasi due chili, go on!]


ingredienti
Per due persone (preparazione 5 minuti)
  • 2 uova
  • 200g di tonno al naturale (fresco o in scatola)
  • 2 tranci di salmone fresco o surgelato (circa 200g cad.)
  • erba cipollina tritata
  • pepe bianco
  • sale
preparazione

Scongelare il salmone se surgelato.
Io solitamente lo acquisto con la pelle e preferisco la parte finale, quindi per eliminarla (va bene se arrostito, ma in questa preparazione no) mettetelo in un piatto e scaldatelo 30-40 secondi al microonde massima potenza. In questo modo potrete togliere la pelle con l'aiuto di un coltellino affilato perché si staccherà facilmente.

Tritare il tonno sgocciolato col salmone a dadini, unire le uova leggermente sbattute e gli aromi.
Salate, se desiderate (io no perché il tonno è già sapido) e compattate nella forma che preferite.

Potete cuocere al forno, o in padella antiaderente, con l'ausilio di un foglio di cartaforno o con un filo d'olio ad insaporire. Io trovo che una spolverata di pepe sia indispensabile per esaltare i sapori.

Va da sé che se non siete a dieta, e siete buongustai, potete farne polpette e friggerle, o panare il tutto con del pangrattato, o anche dei semi di sesamo.

domenica 6 gennaio 2013

Panettone a lievitazione naturale con lievito naturale secco (proporzioni a norma di legge)

Panettone a lievitazione naturale con lievito secco: non sono certa di poterlo affermare con cognizione di causa, ma di certo la quantità di lievito di birra aggiunta a questa miscela di farina è di un grammo per chilo (con una resa di tre panettoni). La fragranza e la sofficità ne giovano, non occorre disporre di lievito madre fresco, e quindi è di più facile realizzazione e di lunga conservazione.

Panettone a lievitazione naturale

Vi ricordate del panettone precedente? Il primo che ho preparato era realizzato con un lievito acquistato al supermercato, che contiene lievito naturale essiccato ed una parte di lievito di birra in polvere.
Questo panettone invece è fatto in modo diverso: con una farina specifica per lievitati da ricorrenza, che non contiene lievito di birra (almeno, non dovrebbe!) ma è già miscelata a lievito naturale secco (ipotizzo che sia pasta acida essiccata). L'ho acquistato in un negozio per la pasticceria casalinga, e questo non è un post sponsorizzato: vi racconto solo la mia esperienza, cercando di scrivere quello che io ho trovato utile sapere e anche quello che avrei voluto sapere ma nessuno ha scritto.
Panettone a lievitazione naturale

Questa farina si acquista a peso, e con un chilo si realizzano 3 chili di prodotto finito (più o meno 3 panettoni da un chilo). Non è un preparato, se è questo che vi state chiedendo: è solo una miscela di farina specifica e lievito. Se per "preparato" intendete qualcosa che si versa nella ciotola ed in pochi minuti è pronta ad essere infornata, allora non lo è. Il risultato non è standardizzato, il sapore dipende dagli ingredienti che scegliete e da come li lavorate. Mi sento di affermare che il successo non è garantito, data la procedura laboriosa (ma è sufficiente avere una preparazione minima come la mia o una buona dose di pazienza per avere un risultato come quello che vi mostro in foto).

Panettone a lievitazione naturale con lievito naturale secco

E' vero, negli ultimi laboratori di cucina a cui ho partecipato alcuni maestri pasticceri raccontavano di come ormai l'industria ha creato il bisogno di una serie di prodotti di cui si può fare a meno se si hanno le competenze per tagliare la farina secondo le necessità (per dolci, per panificare, per i lievitati natalizi, e così via).
Orbene, io questa competenza non ce l'ho, e a dire il vero faccio pure fatica a scegliere la giusta marca di farina, o di lievito. Quindi, dopo aver provato questa, posso dirvi che il risultato mi ha soddisfatto, aggiungendo il piacere della preparazione casalinga di un prodotto complesso.

Panettone a lievitazione naturale con lievito naturale secco


Ogni volta che scrivo di cucina penso che se avessi alle spalle un percorso di faticosi studi (come nella mia vera professione che non è questa), mi infastidirei a sentir blaterare persone che non hanno competenza in materia spacciandosi per persone saccenti: io talvolta temo di sembrare così, ma so che non lo sono. Ed allora mi scuso con i professionisti del settore, e penso che la mia è solo passione e voglia di prendermi qualche piccola soddisfazione ai fornelli, dal momento che cucinare, prima che essere una professione, è un gesto di cura e di nutrimento delle relazioni umane.

Panettone a lievitazione naturale con lievito naturale secco

Sia chiaro, io parlo senza cognizione di causa: non solo non mi intendo di panificazione, ma non ho preso contatti diretti con l'azienda per essere più informata, anzi, parlando con voi mi viene la curiosità di scrivere e sentire cosa possono insegnarmi a riguardo. So che il risultato è buono, e premia la mia fatica, quindi mi piacerebbe provare ad utilizzarla per altre preparazioni. Appena finite le feste, se riesco a riodinare le idee e a trovare spazio anche per questo, provo ad informarvi. Se vi interessa, vi aggiornerò. Intanto aggiungo il video dell'azienda che potrebbe esservi utile (a me lo è stato).


Nota sui tempi di preparazione: se decidete di cimentarvi, tenete presente che la prima lievitazione mi ha richiesto 12 ore e la seconda, nel mio caso, circa 16. Per impastare, invece, calcolate circa un'ora per ogni impasto.

ingredienti

Per un panettone di circa 1kg
Preimpasto serale:

  • farina miscelata a lievito naturale secco marca "Bimix", 333g
  • acqua minerale naturale, 150g
  • tuorlo d'uovo cat. A, 33g
  • burro di ottima qualità, 67g
  • lievito di birra,  < 1g (io circa 1g)
Impasto:
  • preimpasto
  • farina di frumento w240-260 (io manitoba commerciale), 100g
  • zucchero, 100g
  • tuorlo d'uovo cat.A, 50g
  • burro di ottima qualità, 67g
  • uvetta e scorza di arancia candita, 133g
  • gocce di cioccolato, 100g
  • miele, 10g
  • acqua, 16g
  • aromi, q.b (io marsala)
preparazione

La sera, ore 18.
Pesate e tagliuzzate il burro, lasciatelo a temperatura ambiente.

Impastare gli ingredienti, fatta eccezione per la materia grassa:
miscelare farina e acqua (tenete da parte un pò di farina per agevolare la successiva incordatura), e aggiungere all'impastatrice accesa i tuorli in tre volte, lasciando assorbire ogni volta prima di inserirne altro.

Ottenuto un impasto liscio e asciutto, unire il burro precedente ammorbidito a temperatura ambiente.
Unitelo poco per volta, lasciando assorbire il pezzo prima di aggiungere il successivo. Occorrerà per questa fase circa un'ora, in cui procedere fino ad incordatura (per aiutarvi unite la farina tenuta da parte, poco alla volta).
Tenete in forno con lampadina accesa, preriscaldato a 27/30°, per 10-12 ore, fino a che non ha quadruplicato il suo volume.

La mattina, ore 7.
Pesate e tagliuzzate il burro, lasciatelo a temperatura ambiente.
Impastate il preimpasto con acqua e farina (tenendone sempre un pò da parte per l'incordatura), fino ad ottenere un impasto liscio e asciutto.
Aggiungete zucchero e tuorli, alternandoli, e dividendoli in tre volte: lasciate assorbire prima di aggiungerne ancora.
Unite poi il burro, con lo stesso sistema del precedente impasto, quindi gli aromi, e per ultima la frutta e le gocce di cioccolato.

Lasciar puntare l'impasto (lievitare) per 45-60 minuti in forno a 30°.
Spezzare nella pezzatura prescelta, quindi pirlare finché non si ottiene un composto consistente ed elastico. Far lievitare fino a che non raggiunge il bordo dello stampo (io in forno con lampada accesa, a 30° per circa 16 ore). Consigliata una ciotola di acqua bollente dentro il forno che mantenga calore ed umidità.

Ore 24 circa.
Rifinite la cupola tagliando 4 lembi sulla superficie, disponendo un pezzettino di burro, e richiudendo i lembi.
Glassate, se volete (io no) e cuocete a forno preriscaldato, 180-200° per circa 40 minuti, finché la temperatura interna non raggiunge i 90°, e se necessario (è necessario!) coprite con cartaforno a metà cottura per non bruciare la parte superiore.

Appendete a testa in giù con degli spiedi infilzati alla base del panettone e lasciate così per circa 6 ore. Consumate dopo un paio di giorni, conservando in contenitore o busta salva-freschezza.

sabato 5 gennaio 2013

Panettone con lievito madre e lievito di birra essiccati

Il panettone non ha bisogno di presentazioni. Di ricette ce ne sono moltissime. Io ho seguito il metodo della mia amica Alessandra: con lievito naturale essiccato (ne ho parlato qui). La lievitazione si accorcia rispetto ad un panettone con la pasta madre ma è più lunga che con il solo lievito di birra. Il risultato, in termini di sapore e fragranza, è invece garantito.

Panettone a lievitazione mista

Quanti di voi possono vantare di poter fare il primo panettone con l'assistenza continua, diretta, online, di un esperto di lievitati? Su, alzate le manine. Io sì.
MammaPapera ha vinto il nobel alla pazienza nello starmi dietro. Con la chat perennemente aperta e reportage fotografico live, non ha fatto altro che seguire tutte le fasi della mia lavorazione, "aggiustando il tiro" dove io perdevo pazienza o commettevo qualche errorino. Questo post è un omaggio a lei ed è semi-copiato dal suo, che vi suggerisco di visitare.

Panettone a lievitazione mista

Questo panettone e' il lievitato natalizio da cui ho cominciato la mia esperienza nel mondo delle lievitazioni "importanti": perché la sua lavorazione mi sembrava più semplice del pandoro (che però ho pubblicato prima), nonostante io preferisca quest'ultimo, e perché ha una consistenza davvero particolare.

Quello che mi ha convinto a provare è stato trovare all'ipermercato il lievito naturale essiccato, che come ho già scritto non è un lievito di birra secco ma un lievito madre, che per la sua "riattivazione" necessita di una percentuale di lievito di birra (ben visibile alla vista e all'olfatto, ma poco al gusto), in questo prodotto da me usato già miscelato dall'azienda. Io l'ho trovato alla Coop, ma si trova anche da NaturaSì, o in altri supermercati ben forniti.
Ho scritto all'azienda per ricevere informazioni sul prodotto, dal momento che veniva sponsorizzato per i lievitati natalizi, chiedendo dettagli per questa ricetta, ma purtroppo non ho ricevuto alcuna risposta. Devo dirlo, mi ha rammaricato, dal momento che quando qualcuno si cimenta in una ricetta così complessa è importante avere indicazioni precise, e la serietà di un servizio clienti di vede anche da queste piccole cose. Per fortuna io avevo l'assistenza di Alessandra!

Preparare il primo panettone non è per niente facile, e ci vuole tanta preparazione perché riesca davvero bene: studio ed esperienza (che io non ho, ma si deve pur cominciare!). Il motivo che può spingervi a prepararlo in casa non può essere né la sua esecuzione, che è lunga e laboriosa, né il suo costo, che è triplicato rispetto a quelli industriali.

Ma dopo sedici ore di lievitazione naturale, dopo una notte semi-insonne a controllare la creatura in lievitazione, quando l'indomani metterete piede giù dal letto, vi alzerete con una sorta si senso di epicità: "buongiorno mondo, io sono quella che ha fatto il suo primo panettone".

Panettone a lievitazione mista

Il risultato, per ciascuno, sarà da perfezionare: come dicevo sopra, serve tanta esperienza. Ma c'è una sensazione indescrivibile che non riuscirò a rendere in queste righe, quella che si prova quando lo affettate e pensate "questo l'ho fatto io".

Avere a che fare coi lievitati (ed io, sottolineo, sono davvero alle prime armi per poterne parlare) è una sfida interiore dove l'obiettivo non è un traguardo, ma un percorso. Per chi come me non è capace di portare pazienza, è davvero un obiettivo di crescita. Questo mi ha spinto a cimentarmi con questa creatura, quest'anno, e devo dire di essere cresciuta tanto.

Ogni volta che combinavo un casino e mandavo un SOS ad Alessandra,  io chiedevo "che faccio?" e lei mi diceva sempre :"devi aspettare" (è quello che io NON so fare). Aspettare ed avere fiducia: è questo che ti insegnano il panettone ed il pandoro casalingo.

Panettone a lievitazione mista

Il procedimento che vi copierò poco differisce da quello di Alessandra, perché non è che ci sia molto da dire: dovete farlo così. E' un lavoro di precisione, e dovete rimanere concentrati. Ma non spaventatevi, con questa ricetta non è impossibile. Il procedimento è semplice, gli ingredienti non sono infiniti, ed i tempi sono contenuti grazie al lievito naturale essiccato (che contiene una piccola parte di lievito di birra, che serve ad attivare la lievitazione) e all'impastatrice che lavorerà per voi. Se ne avete una inferiore a 1000w, sappiate che la stresserete parecchio, e si surriscalderà. 

Vi consiglio di cercare in rete qualche video che possa mostrarvi la manualità dell'esecuzione. L'unica cosa in cui, in questa ricetta, non ho seguito Alessandra è stata la preparazione del panetto: io stavolta ho mescolato direttamente il lievito alla farina, come indicato nella mia confezione.

Questo post non è sponsorizzato, ma vi indicherò alcuni ingredienti che possono fare la differenza in base alla marca che scegliete. E se ormai è tardi perché le feste natalizie sono finite, vi lascio la descrizione di questa mia avventura, magari vi sarà utile per il prossimo anno!
Un ultimo consiglio: preparate accuratamente un foglio con le vostre istruzioni e pesate in anticipo tutti gli ingredienti, altrimenti sbagliare sarà facile.

ingredienti

Ingredienti totali per un panettone da chilo

(il mio pesava circa 900g, nello stampo da un chilo ci stava troppo "comodo"perché ho erroneamente diminuito il peso dei canditi; in questo caso potreste usare stampi da 500g o pirottini da 100g):
  • 275g di farina forte o manitoba commerciale
  • 30g di lievito naturale secco
  • 100g di tuorli (circa 6 medio piccoli)
  • 110g di zucchero semolato
  • 105g di acqua minerale naturale
  • 150g di burro di ottima qualità
  • 11g di miele
  • arancia candita e uva sultanina per un totale di 300g
  • 1 tazzina di marsala
preparazione

Primo impasto
  • 200 farina manitoba (io Conad)  
  • 30 g lievito naturale secco (Molino Rossetto: contiene una parte di lievito di birra secco come starter)
  • 50 g tuorli d’uovo circa (ne ho usati 3 di medio piccoli)
  • 65 g zucchero semolato
  • 105 g acqua minerale naturale  
  • 75 g burro
Impastate la farina (importante: tenetene un pò da parte da inserire durante le fasi di lavorazione) con acqua e il lievito; appena si forma un impasto elastico, aggiungete un pò di tuorlo (il tuorlo e lo zucchero andranno aggiunti in 2-3 volte).  
Fate assorbire e inserite lo zucchero.
Fate asciugare e incordare, e mettete il resto dei tuorli, seguito dal resto dello zucchero e una spolverata di farina. Fate incordare. Vi servirà un pò di tempo, non è roba da pochi minuti: credo di aver impiegato quasi mezzora per ottenere un impasto elastico e che non si appiccica.
Inserite ora il burro morbido schiacciato con una forchetta o tagliato a velo: inseritelo piano piano aspettando che il precedente sia del tutto assorbito.
Fate lievitare, infine, coperto da pellicola, dentro il forno con luce accesa ed una ciotola di acqua bollente, fino a che l’impasto triplichi. Nel mio caso ci sono volute un pò meno di 4 ore, però può variare in base alla temperatura e all'umidità.

panettone a lievitazione mista


Secondo impasto
  • 75 g farina W 380 (io manitoba Conad)
  • 50 g zucchero semolato
  • 50 tuorli d’uovo (3 medio piccoli)
  • 4 g sale fino
  • 11 g miele
  • 75 g burro
  • 50 g arancia candita
  • 100 g uvetta sultanina
  • vino marsala
Impastate la farina con il primo impasto lievitato e il miele: tenetene un pò da parte per agevolarvi l'incordatura.
Fate incorporare bene la farina e quando l’impasto sarà elastico e incordato aggiungete un pò di tuorlo e un pò di zucchero, come nel primo impasto.
Incordate e poi aggiungete ancora tuorlo e ancora il resto dello zucchero e spolverate con la farina tenuta da parte, il resto dei tuorli, il sale e spolverate con la farina rimasta.
Lavorate fino a che l’impasto diventi bello elastico e aggiungete il burro ammorbidito e leggermente montato, sempre un pò per volta e aspettando che il precedente sia stato completamente assorbito.
Quando l’impasto risulta lucido e perfettamente incordato, unite i canditi e l’uvetta (precedentemente ammollata in acqua calda per 10 minuti e poi con del Marsala) mescolando a bassa velocità. Se i canditi faranno fatica ad incorporarsi, fermate la macchina e ribaltate l’impasto, ripetendo l’operazione a velocità bassa, se serve ripetete anche più volte.

panettone a lievitazione mista

Lasciate riposare l’impasto nella macchina per circa mezz’oretta.
Procedete con la pirlatura (copio il video che ha scelto Alessandra):


Imburrate appena (io la seconda volta non ho imburrato perché ho un piano di lavoro molto scivoloso) il piano di lavoro e le mani, cosi l’impasto non vi si appiccica e scorre bene senza problemi. Procedete come mostrato in video, trascinando l'impasto verso di voi e avvolgendolo verso il basso.
Lasciate riposare un pò, rifate la pirlatura tante volte quanto è necessario, finché non sentite che l’impasto prende forza e consistenza, in questo modo si solleverà una cupola grande e bella.
Mettete quindi negli stampi, tenendo conto che il peso dell'impasto dev'essere il 10% in più di quello del prodotto finito: esempio, per uno stampo da panettone alto da 1kg dovrete mettere 1,100 kg di impasto crudo. Se ne avete meno, scegliete stampi più piccoli.
A questo punto lasciate lievitare nello stampo (mettendolo nel forno preriscaldato con una ciotola di acqua bollente, che potrete sostituire ogni volta che si raffredda) finché non raggiunge almeno il bordo dello stampo: il mio impasto ha impiegato 16 ore, dalle 16,30 del pomeriggio alle 10,30 dell'indomani!

Procedete con la scarpatura: con una lama affilata (io non c’è l’ho ed ho usato una forbice) fate una croce e staccate i lembi con molta delicatezza portandoli verso il bordo dello stampo.
Mettete al centro del panettone una noce di burro e richiudete i lembi.

Scaldate il forno a 200° (statico) e infornate per circa 50 minuti (se prende troppo colore diminuite a 160-180°, eventualmente coprite con cartaforno a metà cottura) o finché il cuore del panettone raggiunga una temperatura di almeno 90°. Se il panettone è da 500 gr bastano 40 minuti se invece è da 100 gr 25 minuti.  

Tirate fuori e infilzate la base del panettone con degli stecchini o con dei ferri da maglia, capovolgete e fate raffreddare a testa in giù per almeno sei ore.
Acquista il suo miglior sapore dopo due giorni di riposo, imbustato a freddo in carta o contenitore ermetico salva-fragranza.

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